“Ci appelliamo ai Senatori della Commissione Affari costituzionali affinché respingano la proroga di altri 5 anni ai test animali su alcol, fumo e droga”, questa era la richiesta della LAV, Lega Anti Vivisezione, espressa alla vigilia della votazione, che si è svolta il 1 febbraio, dell’emendamento che proroga di altri 5 anni i test sugli animali per fumo, alcol e droga. L’appello era chiaro: “chiediamo di rispettare l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 26-2014, che vieta la sperimentazione animale di fumo, l’alcol e le droghe, e di votare contro l’emendamento De Biasi e altri, che proroga lo stop ai test sulle sostanze d’abuso fino al 2021”.Gli animali sottoposti ai test su sostanze d’abuso fumano l’equivalente di 266 sigarette al giorno, subiscono iniezioni o inalano i vapori dell’alcol immobili per ore, giorni. Questo, nonostante i risultati ottenuti possano risultare fuorvianti, soprattutto in un campo così complesso come la dipendenza che ha chiari risvolti sociologici e psicologici non riproducibili in un topo chiuso in una gabbia di un laboratorio.

Purtroppo, l’esito della votazione è stato a favore dell’emendamento, sebbene la proroga prevista sarà di 3 anni invece di 5.

Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, basandosi solo su un parere di parte, ha aperto la strada alle sofferenze e alle uccisioni di altre decine di migliaia di animali, con iniezioni di droghe nell’addome o nel cervello, shock acustici o tattili con pinze e piastre ustionanti, contraddicendo una Legge del 2014 firmata da lei stessa come Ministro già tre anni fa – afferma la LAV – in Senato poi hanno prevalso gli interessi di pochi e superati sperimentatori di Università che, volutamente sordi ai metodi sostituivi di ricerca come già praticati in altri Paesi del mondo, vogliono continuare a usare animali e senza nessun beneficio per gli esseri umani, e questo a spese del contribuente”.

Insoddisfatti del voto, anche i sostenitori della sperimentazione sugli animali che in un comunicato denunciano l’incapacità delle istituzioni italiane a prendere posizione sul settore della ricerca scientifica. La proroga a tre anni, scrive Dario Padovan di Pro-Test Italia, rappresenta “Una media semplice tra le esigenze degli animalisti che non volevano deroghe, e la comunità scientifica che da anni sta cercando di far capire che questi capricci stanno di fatto bloccando milioni di finanziamenti alla ricerca italiana”. “I bandi internazionali hanno requisiti precisi, oltre che un respiro pluriennale: difficilmente un Istituto italiano potrà essere selezionato per svolgere un progetto più lungo di tre anni, con il rischio che il lavoro venga sospeso per un ipotetico divieto di legge. Avevamo chiesto l’abolizione di questo assurdo divieto che viola la Direttiva Europea in materia e che ha innescato il processo di infrazione, o avevamo proposto un prolungamento di 5 anni, periodo sufficientemente lungo da permettere agli Istituti Italiani di poter competere sui bandi europei, ma nulla”.


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