Meno giovani chiedono informazioni. Gli utenti sono più disinformati. E hanno una minore percezione del rischio. Questo il profilo che emerge dal bilancio dei primi trent’anni del Telefono Verde AIDS e IST (Infezioni sessualmente trasmissibili) 800 861 061 dell’Istituto Superiore di Sanità, che in questo periodo di tempo ha svolto circa 800 mila interventi di counselling telefonico, in risposta a più di 2 milioni di domande. I giovani che ricorrono al Telefono Verde sono sempre meno – e questo, sottolineano dal Ministero della Salute, non è un dato positivo – e sui temi della prevenzione aumenta la disinformazione degli utenti. Anche il test HIV non viene sistematicamente eseguito da circa la metà di coloro che chiamano dichiarando di aver avuto un comportamento a rischio.

Dagli interventi fatti dal Telefono Verde emerge che negli anni sono diminuiti i giovani utenti, quelli di età inferiore ai 25 anni, e in generale è aumentata la disinformazione sui temi della prevenzione. “12 persone su 100 di tutte le età pensano ancora che il rischio di contrarre l’infezione sia legato a baci, zanzare e bagni pubblici – denuncia l’Iss – Circa la metà di chi chiama, inoltre, afferma di non aver mai eseguito il test HIV, pur dichiarando di aver avuto un comportamento a rischio”. Rimangono invece costanti le richieste di consulenza che riguardano stigma, discriminazione sul posto di lavoro, violazione della privacy, accesso alle cure.

Nel dettaglio, le telefonate vengono fatte in gran maggioranza da uomini (75,4%); da persone che dichiarano di aver avuto rapporti eterosessuali (56,8%); da giovani appartenenti alla fascia di età compresa tra i 25 e i 39 anni (57%). In diminuzione sia le donne, scese dal 33% nel decennio 1987-1997 al 13,9% nel decennio 2007-2017, sia i giovani che sono passati dal 23,3% nel decennio 1987-1997 all’11,9% nel decennio 2007-2017. Per quali motivi telefonano meno donne e meno giovani? Per l’ISS, le prime “probabilmente hanno un accesso facilitato ai servizi di prevenzione territoriali per la salute della donna, i secondi perché sembrano prediligere altri canali informativi, quali Internet. In generale i quesiti hanno riguardato soprattutto le modalità di trasmissione dell’HIV (25,8%) e le informazioni relative ai test (22,1%)”.

“Non dobbiamo abbassare la guardia – ha detto il Ministro della salute Beatrice Lorenzin – la diminuzione delle telefonate da parte dei giovani non è un dato positivo, anzi, potrebbe essere indice di una sottostima del problema. Stiamo predisponendo una campagna social per raggiungere proprio i giovanissimi”.

“I dati del Telefono Verde dimostrano come sia sempre più importante elevare il livello di consapevolezza sui comportamenti corretti in materia di salute – ha detto Walter Ricciardi Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – La disinformazione nel corso di questi trent’anni è passata dall’11,4% rilevato nel primo decennio al 13,6% degli ultimi anni. Relativamente all’HIV, per esempio, in 12 telefonate su cento effettuate da persone di tutte le età emerge ancora che il rischio di contrarre l’infezione sia legato a baci, zanzare e bagni pubblici. La richiesta costante di informazioni su tematiche legali, inoltre, ci ha convinti a produrre, proprio in quest’occasione uno strumento informativo di orientamento per la tutela dei diritti delle persone con HIV nell’ottica anche della tutela del diritto all’accesso alle cure”.

Un’analisi fatta nell’arco febbraio 2011 – maggio 2017 in relazione all’informazione sul test HIV ha evidenziato che nel 74,8% delle telefonate  è stata posta attenzione sul test HIV ma nel 50% dei casi il test non è mai stato eseguito. Dall’analisi dei dati relativi all’esecuzione del test emerge ulteriormente che l’esame è stato effettuato per motivazioni indipendenti dal comportamento a rischio, in una proporzione di telefonate pari al 2% (interventi chirurgici-0,1%, gravidanza-0,4% o durante una donazione di sangue-1,5%)”. “Da tutto questo – commenta Gianni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss – si evidenzia una percezione del rischio notevolmente abbassata nonostante resti rilevante il numero delle nuove diagnosi di infezione da HIV segnalate dal Sistema di Sorveglianza COA/ISS che risultano essere nel 2015 pari a 3.444 nuovi casi con l’incidenza più alta osservata tra le persone di 25-29 anni che rappresentano anche la fascia di età in cui è più alta la disinformazione tra gli utenti del Telefono Verde.”


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