luce e gas

La tariffa bioraria conviene ancora? È da mesi che se ne parla, perché il differenziale fra le tariffe elettriche diurne-feriali e notturne-festive si sta riducendo e da più parti è arrivata la considerazione che la bioraria, tutto sommato, non sia più così conveniente. Oggi torna sull’argomento Federconsumatori, che denuncia: lo scarto tra 1 kwh consumato nell’ora di punta e nelle fasce a basso prezzo si è ridotto a 1,07 centesimi, il risparmio delle famiglie ammonta a soli pochi euro, bisogna ripristinare le condizioni di fatturazione che hanno ispirato la tariffa bioraria. L’associazione promette infatti che al prossimo incontro con l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, previsto per domani, “si batterà per ripristinare le condizioni di fatturazione rispondenti alla finalità d’introduzione della bioraria”.
La tariffa bioraria, con la differenza di prezzo per diverse fasce orarie – quella di punta, la F1, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 19, contro la F2 e F3, dalle 19 alle 8, nei festivi e nei fine settimana – prometteva alle famiglie che risparmio ci sarebbe stato se si fosse concentrato più di due terzi (più del 66%) dei consumi di elettricità negli orari più convenienti. Il differenziale fra le fasce orarie negli ultimi tempi è rimasto, però si è ridotto, e da più parti è arrivata la denuncia che la bioraria non sia più molto conveniente.
Afferma oggi Federconsumatori: “Il 2011 doveva essere l’anno della svolta con l’introduzione della tariffa elettrica bioraria obbligatoria per tutti i consumatori domestici del Mercato Tutelato. Il lungo processo iniziato nel 2010, che ha comportato la nuova taratura di tutti i contatori elettronici, si è concluso nel 2012 con tariffe differenziate, senza limiti tra prezzi alti e bassi, per consentire agli utenti di rimodulare i consumi familiari e di programmare il proprio risparmio. L’Autorità aveva scritto di possibili risparmi, di alcuni punti percentuali, per chi concentrava i consumi dopo le 19.00 e nei week end. Però l’aspettativa delle famiglie è stata ridimensionata già nel 2011 che è cominciato con restrizioni fortissime della differenza di prezzi, che hanno limitato il risparmio vero, portandolo, nei casi migliori, a pochi euro”.
Secondo l’associazione, il disegno originale è saltato “per effetto delle variazioni dei consumi legati alla congiuntura economica e soprattutto alla forte produzione di energia rinnovabile, in particolare da fotovoltaico”. Fatto sta che negli ultimi trimestri, denuncia Federconsumatori, il differenziale dei prezzi fra ore di punta e altri orari si è ridotto: “Gli ultimi tre trimestri del 2011 hanno  segnato una riduzione della forbice tra i prezzi tariffati in F1 e quelli di F2 e F3 che divergevano di 1,81 cent./kwh nel 2° trimestre, per scendere a 1,54 nel 3° e a 1,26 nel 4°. Il sistema, come prevedevamo, non si è poi arrestato fino all’entrata in vigore, lo scorso 1° Luglio, delle tariffe trimestrali valide fino a Settembre; lo scarto tra 1 kwh consumato in fascia F1 e quelli di fascia F2 e F3 si è ora ridotto a 1,07 cent”. Di conseguenza si sono ridotti anche i risparmi per le famiglie che riescano a tenere solo il 33% dei consumi elettrici nelle ore di punta: solo pochi euro.


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