“Sono molto soddisfatto. Si è conclusa l’udienza internazionale presso la Banca Mondiale. L’Argentina deve ora affrontare una forte pressione su più fronti. Gli obbligazionisti italiani restano inflessibili fino a quando non verranno integralmente rimborsati, pur restando disponibili a trattative eque ed in buona fede”: è quanto ha detto Nicola Stock, presidente della TFA, l’associazione per la tutela degli investitori in titoli argentini, all’indomani della chiusura dell’udienza che si era aperta a Washington.
L’udienza finale del ricorso ICSID avviato da oltre 50 mila obbligazionisti italiani contro l’Argentina, per un valore di circa due miliardi di euro, è iniziata presso la Banca Mondiale a Washington DC il 16 giugno e si è chiusa il 24 giugno. Le parti ora provvederanno a redigere e depositare, fra circa tre mesi, i rispettivi memoriali post-udienza, seguiti dalla decisione finale del Tribunale sulle richieste degli obbligazionisti.
Il caso è dunque alle sue battute finali, informa la TFA, anche se la conclusione dell’udienza rappresenta lo sviluppo di una battaglia che sta opponendo su molteplici fronti l’Argentina e gli obbligazionisti. Uno dei contenziosi è con gli Stati Uniti. Spiega la TFA: “Contemporaneamente all’inizio dell’udienza, sempre a Washington, DC, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza contro l’Argentina che ha destato l’attenzione della Presidente argentina e della stampa mondiale. La Corte Suprema ha negato la richiesta argentina di revisione, confermando così un decreto ingiuntivo del Tribunale distrettuale di New York che impedisce all’Argentina di pagare i detentori delle sue obbligazioni rivenienti dall’offerta pubblica di scambio, a meno che non provveda contestualmente a pagare in toto gli obbligazionisti attori. I legali degli obbligazionisti italiani avevano precedentemente depositato presso la stessa Corte Suprema un “amicus brief“, una memoria a sostegno della decisione, quale ulteriore modo per far rispettare i diritti degli obbligazionisti e ribadire gli obblighi dell’Argentina”.
Dopo la sentenza della Corte Suprema, la presidente dell’Argentina Cristina Kirchner ha affermato l’intenzione dello Stato sudamericano di rimborsare il 100% del debito nei confronti degli holdouts, anche se lei e altri funzionari governativi hanno rilasciato una serie di dichiarazioni che attaccano la sentenza della Corte Suprema e i tribunali americani. L’Argentina ha pubblicato a tutta pagina, su quotidiani americani ed europei, annunci in cui descrive la situazione come una disputa con i “fondi avvoltoio” di New York. Nell’annuncio si legge che “l’Argentina vuole continuare a pagare i propri debiti, ma è ora ostacolata dalla sentenza del giudice Thomas Griesa e dalla Corte Suprema degli Stati Uniti” Allo stesso tempo, la presidente Kirchner ha riconosciuto che ci sono obbligazionisti diversi dai cosiddetti “avvoltoi”, compresi gli obbligazionisti retail italiani. Per la TFA, gli annunci pubblicati sollevano preoccupazione su un atteggiamento considerato propagandistico a fronte della necessità di riconoscere un risarcimento a chi aveva investito risparmi in titoli argentini.
A fronte di una situazione che rimane complessa – si paventa da diverse parti il rischio di un nuovo default dell’Argentinala TFA si dichiara “pronta ad entrare in negoziati per un equo risarcimento dei crediti dei ricorrenti italiani, anche se, negli ultimi dieci anni, l’Argentina ha sempre rifiutato di negoziare con loro. L’approccio conflittuale ed ostruzionistico perseguito dall’Argentina ha finora prodotto un significativo contenzioso internazionale, compresi arbitrati ICSID, nonché numerose cause legali in Europa e negli Stati Uniti, portando ad un caso senza precedenti di isolamento dell’Argentina nella comunità finanziaria internazionale”. E commenta il presidente TFA Nicola Stock: “Sono molto soddisfatto. Si è conclusa l’udienza internazionale presso la Banca Mondiale. L’Argentina deve ora affrontare una forte pressione su più fronti, sia in arbitrati ICSID che presso i Tribunali statunitensi. L’Argentina ha annunciato di voler negoziare con i creditori. Gli obbligazionisti italiani restano inflessibili fino a quando non verranno integralmente rimborsati, pur restando, come sempre, disponibili a trattative eque ed in buona fede”.


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