La strategia sulla plastica dell’Europa piace agli ambientalisti in Italia. Una buona notizia, un passo verso la lotta all’inquinamento da plastica, da sostenere e rafforzare attraverso azioni concrete, leggi coerenti e l’adozione da subito di uno stile di vita a “plastica zero”. Questo l’orientamento delle associazioni italiane nei confronti della strategia annunciata ieri dalla Commissione europea. Gli obiettivi che si è data la Ue sono quelli di ridurre i rifiuti, riciclare di più, proteggere l’ambiente e al tempo stesso cambiare la progettazione e l’uso dei prodotti in plastica. Secondo il piano della Commissione europea, “tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’UE saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato”.

“Sta finalmente prendendo forma una battaglia corale contro l’inquinamento da plastica non gestita correttamente basata sull’economia circolare, sulla lotta alle microplastiche, a partire da quelle presenti nei cosmetici, e su misure efficaci per ridurre il monouso e l’usa e getta. È questa l’Europa che ci piace – ha detto Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – quella che ha avuto il coraggio di tracciare una strada comune per tutelare l’ambiente e contrastare l’inquinamento da rifiuti presenti nei mari, oceani, fiumi e laghi. E da Bruxelles è arrivato anche un importante riconoscimento per il modello italiano e per le esperienze plastic-free e di riciclo messe in atto in questi anni dal nostro Paese, che ha fatto da apripista anticipando di gran lunga quanto annunciato dalla Premier britannica Teresa May. La strategia varata oggi, dunque, rappresenta un importante passo in avanti che però deve tradursi in azioni concrete e proposte legislative coerenti”.

L’Italia non arriva affatto ultima, anzi: è stato il primo paese ad approvare la legge contro gli shopper non compostabili, entrata in vigore nel 2012; dal 1 gennaio 2018 è scattata la messa al bando dei sacchetti leggeri e ultraleggeri di plastica tradizionale e a dicembre 2017 il paese ha detto stop ai cotton fioc non biodegradabili e compostabili (dal 2019) e alle microplastiche nei cosmetici (a partire dal 2020).  “Ora – aggiunge Ciafani – i prossimi passi da compiere nel nostro Paese devono riguardare un sistema di controlli efficace per garantire il rispetto delle leggi approvate, nuove misure per contrastare l’usa e getta, ridurre l’uso eccessivo di acque in bottiglia, con conseguente consumo di grandi quantità di plastica, e allo stesso tempo occorre sviluppare la chimica verde, per riconvertire i vecchi petrolchimici in nuove bioraffinerie per promuovere filiere di produzione industriale innovative e rispettose dell’ambiente”.

Apprezzamento viene anche da Fare Verde, che il 28 gennaio sarà sulle spiagge italiane per rimuovere i rifiuti abbandonati nell’ambito della manifestazione “Il mare d’inverno”, promossa dal ’92 ogni ultima domenica di gennaio. Sostiene il presidente di Fare Verde Francesco Greco: “Per dare un idea dell’invasività della plastica, solo in questi ultimi dieci anni abbiamo raccolto sulle spiagge italiane oltre cinquecentomila bottiglie e contenitori di questo materiale. Ben venga il provvedimento della Commissione Europea, che assieme alla proposta di attrezzare i porti per raccogliere i rifiuti prodotti dalle navi durante la navigazione, possono dare respiro ai mari e agli oceani aggrediti dalla plastica e dai rifiuti”.


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Il WWF, da parte sua, chiede ai cittadini un impegno immediato per uno stile di vita “plastic free”. Per l’associazione “la strategia contro la plastica dell’Unione Europea è un primo e importante passo per combattere uno dei drammi che caratterizzano la nostra civiltà, ossia la plastica, il terzo materiale umano più diffuso sulla terra dopo acciaio e cemento. Purtroppo – aggiunge il WWF –  l’orizzonte del 2030 appare un po’ troppo lontano rispetto ad una vera e propria emergenza che sta assumendo, giorno dopo giorno, dimensioni estremamente preoccupanti e sulla quale bisogna intervenire con urgenza. Dagli anni ‘50 ad oggi, con l’avvio della grande diffusione dell’uso della plastica, abbiamo prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, gettandone in natura circa 6,3 miliardi”. Per il WWF, dunque, “senza aspettare l’entrata in vigore delle nuove norme, infatti, da subito tutti possono impegnarsi per ridurre il proprio impatto adottando stili di vita ‘zero plastica’. Le alternative ci sono già e il mercato stesso offre soluzioni sempre nuove ogni giorno: dalla riduzione degli imballaggi al refill di cosmetici e prodotti per la casa”.

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