A Foggia con la marcia dei berretti rossi, quelli che i braccianti morti sabato indossavano per proteggersi dal sole altissimo mentre raccoglievano pomodori per 1 euro a quintale. A Foggia perché i morti sono diventati 16 in 48 ore, dopo il terribile incidente di ieri che ha visto scontrarsi un furgoncino con un tir, con modalità molto simili. Migranti che lavorano nei campi per pochi euro al giorno, in condizioni al limite della schiavitù per non dire di più. I due incidenti degli ultimi giorni hanno sollevato di nuovo il velo sullo sfruttamento lavorativo dei lavoratori agricoli nei campi e sulla piaga del caporalato.

“Confermiamo lo sciopero con la marcia dei berretti rossi. Nessuno andrà a lavorare mercoledì e ci sarà la marcia dalle campagne di Foggia fino alla Prefettura” ha detto Aboubakar Soumahoro, attivista e sindacalista del coordinamento lavoratori agricoli Usb che torna a chiedere “sicurezza, dignità e diritti per i lavoratori agricoli”. Di “mattanza senza fine” parlano Cgil e Flai, denunciando che quanto accaduto in questi giorni “non è una fatalità ma il frutto delle condizioni in cui lavorano e si recano nei luoghi di lavoro i tantissimi braccianti, molti stranieri, impegnati nelle campagne di raccolta”. Così  in una nota congiunta Susanna Camusso, Segretario Generale Cgil e Ivana Galli, Segretaria Generale Flai Cgil.

“Mercoledì saremo a Foggia per una manifestazione unitaria per dire basta e denunciare con forza quanto sta accadendo – dicono Cgil e Flai –  È necessario che le istituzioni preposte agiscano, come chiediamo da mesi e da anni, sul tema del trasporto. La verità che sta dietro a queste stragi è che il trasporto è in mano ad un sistema di caporalato che non solo lucra sulla giornata lavorativa e sfrutta le persone, ma facendole viaggiare come merci o carne da macello ne mette a rischio la vita. Questi furgoni fatiscenti e senza autorizzazione alcuna vanno fermati per fornire un trasporto sicuro. Si poteva fare un bando per il trasporto dei lavoratori agricoli ma non è stato fatto perché le aziende non hanno fornito i dati completi per attivare lo stesso.” Flai e Cgil chiedono dunque la convocazione del tavolo interministeriale con Prefetto, sindacati e istituzioni.

Alla manifestazione di domani, che vedrà insieme Flai Cgil, Arci, Libera, Terra!, Consulta sull’immigrazione di Foggia e Cerignola, Casa Sankara, Intersos, Amici dei Migranti e altre associazioni, aderisce anche Legambiente. “Non c’è pomodoro buono e pulito in agricoltura se non è stato prodotto in maniera etica, giusta, onesta, se non è stato coltivato senza schiavi e caporali – dice il presidente dell’associazione Stefano Ciafani – Anche Legambiente sarà mercoledì a Foggia per ribadire che è ora di fermare questa mattanza che ha dei precisi mandanti. Chi continua a schiavizzare i braccianti, per lo più stranieri, impiegati nelle campagne di raccolta deve essere punito e per farlo è necessario che tutte le istituzioni coinvolte si assumano finalmente la responsabilità di applicare la legge per il contrasto al caporalato”.

“Parliamo di ragazzi poco più che ventenni che viaggiavano su furgoni adibiti al “trasporto di cose”, dopo una terribile giornata di lavoro nei campi per pochi euro l’ora. Ceesay Aladje, Balde Amadou e i loro compagni, alcuni ancora non identificati, non erano “cose”. Erano persone che avrebbero avuto diritto ad altri mezzi di trasporto, altri salari, altri servizi, altri alloggi e condizioni di vita – aggiunge il presidente di Legambiente Ciafani – Della vita di questi migranti schiavizzati dai caporali non interessa a nessuno perché non infastidiscono i bagnanti sulla spiaggia e non chiedono l’elemosina all’entrata del supermercato, ma lavorano invisibili in un paese ipocrita che dice di poterne fare a meno, a sud e a nord, nei campi di pomodoro della Capitanata, in quelli di angurie del Salento, nei meleti dell’Alto Adige o nei vigneti in Franciacorta. Invisibili fino a quando non vanno a sbattere contro un Tir che trasporta quello che loro hanno raccolto. La statale Adriatica e la strada provinciale 105 sono ancora rosse di sangue e di pomodori, rosse come la salsa che troviamo per pochi centesimi sullo scaffale di molti supermercati, che costa così poco perché non è fatta solo di pomodori, ma anche del sangue e del sudore di Ceesay Aladje, Balde Amadou e dei loro compagni, alcuni ancora non identificati”. 


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)