Mancano solo 24 ore all’appuntamento nazionale organizzato dal comitato #StopTTIP Italia per dire “No” alla firma del trattato di libero scambio che definirà le nuove regole degli scambi tra Europa e Stati Uniti. È cosa nota ormai che l’obiettivo dichiarato dell’accordo è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie (vale a dire le differenze relative a regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie). Secondo gli intenti dei propositori del trattato, questo renderebbe possibile la libera circolazione delle merci ma dietro questo alibi liberista si nascondono in realtà i germi di una pericolosa riduzione delle garanzie a tutela dei diritti dei consumatori. Federconsumatori e Adusbef, fanno quindi sapere che prenderanno parte alla manifestazione di protesta che si svolgerà a Roma (dalle 14 a piazza della Repubblica).
Nell’ottica del trattato, “i diritti, la qualità, il rispetto delle tutele in campo lavorativo, sanitario, ambientale, tutti ambiti delicatissimi, rischierebbero di sparire dietro a meri interessi commerciali, promuovendo quelle normative che meglio si adattano all’espansione ed al profitto delle grandi lobbies economiche e finanziarie”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef.
Le associazioni poi, ribadiscono quali ricadute negative si potrebbero avverare, nel caso in cui il trattato dovesse essere approvato nella forma che sta assumendo a seguito dei vari negoziati. Le pericolose limitazioni sulle leggi che i governi partecipanti potrebbero adottare per regolamentare diversi settori economici, in particolare banche, assicurazioni, commercio, telecomunicazioni e servizi postali, introdurrebbero norme in grado di consentire alle multinazionali americane di intentare cause per “perdita di profitto” contro i governi dei paesi europei, qualora questi portassero avanti legislazioni a tutela dell’ambiente (per esempio contro la diffusione degli OGM), o a favore dei diritti sociali. Verrebbero abrogati il principio di precauzione, la tracciabilità sulla filiera alimentare ed i requisiti igienici per non intossicare i consumatori presente nella legislazione europea, la denominazione di origine dei prodotti. Vengono consentiti l’uso di ormoni e sostanze chimiche e massicce dosi di antibiotici per consentire maggiore crescita al bestiame, gli Ogm senza dichiararli in etichetta, i trattamenti di igienizzazione chimica con la clorina, finora proibiti.
Anche i diritti sindacali europei non avranno valore, se contrari alle norme sul libero scambio e libera circolazione contenuti nel TTIP, senza possibilità per i lavoratori vessati di rivolgersi al giudice del lavoro locale. Assieme alle barriere tariffarie e ai diritti salteranno anche altri ostacoli quali regole, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione della merce, norme sulle sostanze chimiche tossiche, leggi sanitarie, prezzi dei farmaci, libertà di Internet e la privacy dei consumatori, l’energia, i brevetti ed i copyright.
Come se ciò non bastasse, aggiungono le associazioni, il TTIP obbliga i cittadini europei a rivolgersi, non al giudice nazionale, ma a un tribunale di natura privata per tentare un arbitrato lottando a proprie spese contro gli staff legali delle multinazionali, gettando così popoli europei, le piccole imprese locali, gli agricoltori, nelle grinfie delle grandi corporation americane. “Un’ipotesi inaccettabile da qualsiasi punto di vista. Per questo è necessario che i cittadini siano informati sui rischi di tale trattato e siano pronti a pronunciare fermamente il proprio no a questo vero e proprio sconvolgimento di ogni diritto e di ogni tutela conquistata”.


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