Spreco di cibo, Corte dei Conti europea boccia le politiche Ue: inefficaci
L’Unione europea sta fallendo nella lotta allo spreco di cibo. Le ambizioni c’erano ma sono diminuite nel tempo e, nonostante lo spreco alimentare sia un fenomeno che ha un impatto sociale, economico e ambientale immenso, il potenziale delle politiche europee non viene sfruttato. Le azioni finora fatte sono state “frammentate e intermittenti” e manca un coordinamento da parte della Commissione europea. Dunque no, ad ora la Ue non contribuisce a una filiera alimentare efficiente attraverso una lotta allo spreco di cibo che sia davvero efficace. A scriverlo è la Corte dei Conti dell’Unione europea, per la quale la strategia della Ue “deve essere potenziata e coordinata in modo migliore”.
In una relazione speciale dedicata allo spreco di alimenti, la Corte dei Conti parte dall’evidente constatazione che lo spreco di cibo è un problema mondiale: le stime attuali dicono che circa un terzo dei cibo va sprecato o perso. “L’assenza di una definizione comune di “spreco alimentare” e di un valore di partenza condiviso rispetto al quale calibrare gli interventi di riduzione dello spreco ha ostacolato la realizzazione di ulteriori progressi, e ciò nonostante i ripetuti inviti del Parlamento europeo, del Consiglio, del Comitato delle regioni, del G20 e di altre istanze affinché l’UE contribuisca a ridurre lo spreco”, dice la Corte dei Conti.
Si parte appunto da questo: non c’è una comune definizione di spreco alimentare a livello della Ue, gli Stati usano definizioni diverse e la Fao usa la sua. Le stime della Commissione Ue parlano di 88 milioni di tonnellate di cibo sprecate ogni anno nella Ue, con uno spreco alimentare complessivo che salirà a 126 milioni di tonnellate nel 2020 se non verranno intraprese azioni efficaci – ma gli stessi dati variano proprio per la diversa interpretazione su cosa sia uno spreco alimentare.
“Nonostante la crescente importanza dello spreco alimentare nell’agenda politica, l’ambizione della Commissione europea è scemata nel tempo – scrive la Corte dei Conti nella relazione – Le azioni intraprese sinora sono state frammentate ed intermittenti, e manca il coordinamento a livello della Commissione. L’assenza di una definizione comune di «spreco alimentare» e di un valore di partenza condiviso rispetto al quale calibrare gli interventi di riduzione dello spreco ha ostacolato la realizzazione di ulteriori progressi”.
“Lo spreco di cibo è un problema presente lungo l’intera filiera alimentare e quindi gli interventi dovrebbero riguardare l’intera filiera, con potenziali vantaggi per tutti gli attori coinvolti – prosegue la Corte – Si dovrebbe porre l’enfasi sulla prevenzione, dato che i benefici derivanti dall’evitare gli sprechi sono maggiori rispetto a quelli derivanti dall’occuparsene a posteriori. Sebbene una serie di politiche dell’UE abbia il potenziale per lottare contro lo spreco di cibo, detto potenziale non è sfruttato e le opportunità offerte non sono state ancora colte. L’impatto delle varie politiche dell’UE sulla lotta contro lo spreco di alimenti è stato valutato in misura palesemente insufficiente”.
Fra i problemi citati c’è anche quello delle etichette e dell’ambigua indicazione della data di scadenza e del termine minimo di conservazione, col risultato che consumatori confusi possono gettare via cibo commestibile. “La dicitura «da consumarsi preferibilmente entro» (ossia l’indicazione del «termine minimo di conservazione di un alimento») indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le proprie specifiche proprietà in condizioni di corretta conservazione; con la dicitura «da consumare entro» si indica invece l’ultimo giorno nel quale il prodotto è ritenuto sicuro – ricorda la Corte nella relazione – Nonostante le iniziative delle autorità che hanno diffuso informazioni in merito negli Stati membri visitati, la dicitura «da consumarsi preferibilmente entro» e la dicitura «da consumare entro» sono utilizzate in modi diversi dai produttori/trasformatori/rivenditori. Su prodotti identici (o molto simili) è possibile trovare la dicitura «da consumare entro» oppure la dicitura «da consumarsi preferibilmente entro»: ciò favorisce la confusione e fa sì che cibo perfettamente commestibile sia gettato via”.
“La relazione presentata dalla Corte alla Commissione ha individuato una serie di mancate opportunità e di potenziali miglioramenti che non richiederebbero nuove iniziative legislative o più fondi pubblici – ha affermato Bettina Jakobsen, il membro della Corte responsabile della relazione – Ma concentrando gli sforzi sulla creazione di una piattaforma, la Commissione, ancora una volta, non coglie l’occasione per risolvere il problema in maniera efficace. Ciò che serve ora è un maggior allineamento delle politiche esistenti, un miglior coordinamento e il chiaro obiettivo politico di ridurre lo spreco alimentare”.
La Corte raccomanda dunque alla Commissione di “potenziare la strategia dell’UE per combattere lo spreco alimentare e migliorarne il coordinamento, sviluppando un piano d’azione per gli anni a venire e fornendo una chiara definizione di spreco alimentare; tener conto dello spreco di alimenti nelle future valutazioni d’impatto e allineare maggiormente le diverse politiche dell’UE che lo possono combattere; individuare e rimuovere gli ostacoli alle donazioni alimentari legati a disposizioni giuridiche, incoraggiare un’ulteriore sfruttamento delle possibilità di donazione esistenti e valutare come facilitare la donazione in altri settori d’intervento”.
Immediata la replica da parte della Commissione europea che precisa di stare già agendo “per migliorare il coordinamento delle politiche Ue sullo spreco alimentare e nel 2017 adotterà iniziative per facilitare la donazione di cibo, riutilizzare l’invenduto come mangime per animali e chiarire gli equivoci sulla data di scadenza in etichetta”. Lo ha riferito alla stampa (fonte: Ansa.it) il portavoce dell’esecutivo europeo, Enrico Brivio. Brivio ha espresso “rammarico” perché le conclusioni della Corte “non hanno pienamente riconosciuto il lavoro fatto insieme ai Paesi membri dal 2012“, concludendo che “nel 2017 la Commissione intensificherà gli sforzi con tutte le parti coinvolte, per combattere sprechi e perdite nella filiera alimentare”. L’obiettivo, ha confermato Brivio, resta lo stesso dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile: dimezzare lo spreco entro il 2030.