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Bollette, servizi bancari, assicurazioni e carburanti, trasporti, soprattutto casa: le spese fisse sono sempre più pesanti per le tasche degli italiani. In venti anni, la spesa delle famiglie destinata ai consumi obbligati è arrivata a sfiorare il 40%, passando dal 32,3% sul totale dei consumi del 1992 al 39,5% del 2011. A fare la parte del leone sono le spese per l’abitazione,  che assorbono quasi il 23% delle consumi delle famiglie. Vanno su anche le tariffe dei servizi pubblici. “Spese fisse sempre più pesanti per gli italiani”, spiega Confcommercio.
I dati vengono da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sull’evoluzione e l’incidenza, negli ultimi due decenni, delle spese obbligate sui consumi delle famiglie. Ormai la spesa destinata ai consumi obbligati sfiora il 40%. L’abitazione – fra affitto, manutenzione, utenze, bollette – assorbe le maggiori quote di consumo, quasi il 23% contro il 17% del 1992; nello stesso periodo la quota di consumi “liberi” delle famiglie – quelli cioè per beni e servizi commercializzabili – si è ridotta passando dal 67,7% al 60,5%. Si è ridimensionata, passando dal 19,5% al 15,1%, la spesa per alimentari e bevande.
In un contesto del genere risulta determinante la dinamica di prezzi e tariffe, in costante ascesa: basti pensare ai prezzi dei carburanti, il cui aumento in soli due anni (dal 2010 al 2012) ha sottratto risorse per altri consumi pari ad oltre 6 miliardi di euro l’anno.
Nell’ambito delle tariffe dei servizi pubblici – dall’acqua ai rifiuti, dai trasporti all’energia elettrica e al gas, dalla sanità ai servizi amministrativi – si alternano differenze territoriali e situazioni più omogenee: se, ad esempio, per gas ed elettricità c’è una tendenza a una certa uniformità territoriale delle tariffe (perché il settore è regolato dall’Autorità per l’energia) vi sono invece forti differenze di prezzo da un territorio all’altro per voci quali servizio idrico, smaltimento dei rifiuti solidi urbani e trasporto locale.
In ogni caso, dal 1996 al 2011 ci sono stati aumenti consistenti. Fra i servizi pubblici, i maggiori aumenti si registrano per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (+80% dal 1996 al 2011) e per i servizi di trasporto (+65% circa). Sono aumentati i biglietti ferroviari, aerei, marittimi, i taxi e i servizi di trasporto su autobus e pullman.
L’incidenza delle spese fisse dipende naturalmente anche dalla struttura familiare: dalla ricerca di Confcommercio emerge infatti che le persone over 65 anni che vivono da sole destinano ai “consumi di base” – cioè spese fisse più quelle per l’alimentazione domestica – quasi l’80% del totale, mentre le famiglie numerose, con tre o più figli, sono quelle che spendono di più per assicurazioni e trasporti (il 10,4%, un quarto del totale dei propri consumi obbligati).
Secondo il presidente Confcommercio Carlo Sangalli, la ricerca dimostra che “è urgente ridurre il prelievo fiscale sui carburanti e soprattutto che bisogna archiviare definitivamente ogni ipotesi di ulteriore aumento delle aliquote Iva tramite una spending review fatta senza timidezze. Questo perché la recessione picchia duro: i dati sull’occupazione, sulla chiusura degli esercizi commerciali, sui consumi in caduta libera ne sono una drammatica testimonianza. Al Governo – ha concluso Sangalli – chiediamo controllo e riqualificazione della spesa pubblica, contrasto a evasione ed elusione, dismissione del patrimonio pubblico”.


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