Shrinkflation, con l’inflazione alle stelle occhio alle confezioni che si rimpiccioliscono (foto pixabay)

Shrinkflation, con l’inflazione alle stelle occhio alle confezioni che si rimpiccioliscono

In epoca di inflazione alle stelle, il consumatore deve fare attenzione alla shrinkflation. Se infatti la spesa costa cara ma “pesa” di meno è perché spesso biscotti, merendine, detersivi e quant’altro contengono meno prodotto. Il monitoraggio di Altroconsumo e un solo consiglio: occhio al prezzo al kg

In epoca di inflazione alle stelle, il consumatore deve fare attenzione alla shrinkflation. Se infatti la spesa “pesa” di meno e biscotti, merendine o detersivi sembrano più leggeri, è perché talvolta sono davvero più leggeri. Ci sono meno grammi di prodotto, meno millilitri, confezioni ridotte nel contenuto.

È il fenomeno noto con la parola shrinkflation, parola inglese che viene dall’unione di shrinkage (contrazione) e inflation (inflazione), fenomeno che consiste nella riduzione delle confezioni (o della quantità al loro interno) di prodotti di largo consumo, mantenendo però lo stesso prezzo.

Non è una novità ma una tendenza che si osserva da anni.

In sintesi: i produttori riducono la quantità di prodotto all’interno delle confezioni, mantenendo però il prezzo sostanzialmente invariato. In altri casi, invece, il prezzo della confezione subisce un aumento, anche limitato, ma il contenuto si riduce. È un’operazione di marketing che spesso si accompagna al restyling del prodotto o della confezione. Il packaging cambia qualche particolare estetico, oppure si aggiunge qualche ingrediente, ma il contenuto diventa più leggero. Diminuisce. Ma non diminuisce il prezzo.

Altroconsumo e le segnalazioni di shrinkflation

Oggi torna a denunciare il fenomeno Altroconsumo, che attraverso la collaborazione della community degli ACmakers, il progetto che permette di partecipare in prima persona ai test e sondaggi dell’associazione, ha racconto segnalazioni su diversi casi.

Di shrinkflation in Italia si parlava già nel 2018. In ambito anglosassone era un fenomeno più conosciuto perché negli anni era stato segnalato il rimpicciolimento di diversi prodotti, soprattutto cioccolato e beni per l’igiene personale, come il dentifricio. In sostanza, cosa era accaduto? Rotoli di carta igienica che passavano da 250 strappi a 230; barrette di cioccolato che pesavano di meno; 75 ml di prodotto nel dentifricio invece di 100 ml; bevande in lattina che in alcuni casi sono passati da 33 ml a 25 ml.

Ora il fenomeno viene segnalato con frequenza anche in Italia, non da ultimo con il cambiamento di formato di diverse colombe nel periodo pasquale.

«Tra i prodotti segnalati dagli ACmakers che hanno visto una riduzione della quantità contenuta nelle confezioni, senza un’adeguata rimodulazione del prezzo, vi sono – dice oggi Altroconsumo – le confezioni di Philadelphia light (passate da 200 a 190g), di Kinder Brioss (da 280 a 270g), di Krumiri Bistefani (da 300 a 290g), di detergente piatti Nelsen (da 1.000 a 900 ml) e di fazzoletti usa e getta, il cui contenuto in ogni singolo pacchetto è passato in molti casi da 10 a 9 fazzoletti. Attenzione, però: non tutte le riduzioni dei formati sono uguali e, paradossalmente, in alcuni casi potrebbero anche essere valutate in maniera positiva. È il caso, per esempio, di alcune confezioni di tonno in scatola, la cui riduzione di peso ha interessato il solo contenuto di olio, che normalmente non viene consumato, mantenendo lo stesso quantitativo di pesce sgocciolato».

 

supermercato
Shrinkflation, l’Antitrust vuole vederci chiaro. Consumatori: meno prodotto allo stesso prezzo, è un doppio danno (foto pixabay)

 

Shrinkflation, faro dell’Antitrust

L’Antitrust sta monitorando il fenomeno per verificare se le strategie dei produttori non finiscano per rappresentare una pratica commerciale scorretta. A maggio 2022 il Direttore generale per la tutela del consumatore Giovanni Calabrò, in audizione alla Commissione d’inchiesta sulla tutela dei consumatori, ha spiegato che la shrinkflation «è un fenomeno relativamente nuovo in Italia. È una tecnica di marketing del tutto legittima, purché siano rispettate alcune condizioni. Noi ci occupiamo dell’aspetto della trasparenza. Con la shrinkflation le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni dei prodotti di largo consumo, quelle che troviamo sugli scaffali dei supermercati, mantenendo sostanzialmente invariati i prezzi».

Quello che per l’Antitrust rileva non è tanto la riduzione del prodotto in sé ma gli aspetti legati alla trasparenza, perché la riduzione di contenuto deve essere immediatamente percepibile dal consumatore sull’etichetta del prodotto. Il cambio di formato deve essere trasparente in etichetta.

Cosa può fare il consumatore?

Nel frattempo, cosa può fare il singolo consumatore che magari si accorge solo ex post, dopo l’acquisto, di una confezione diventata un po’ più piccola? Fare attenzione al prezzo per unità di misura, al kg o al litro.

Spiega Altroconsumo: «L’unica arma davvero valida a disposizione dei consumatori è l’attenzione che occorre prestare nei punti vendita: bisogna sempre controllare il formato del prodotto che si sta per comprare, cioè il peso o il volume, e poi verificare il prezzo al chilo oppure al litro. In questo modo è possibile effettivamente capire quanto si sta spendendo in proporzione alla quantità di prodotto che si sta mettendo nel carrello. Occhio a non farsi ingolosire dalle offerte speciali, perché il fenomeno potrebbe fare capolino anche in quel caso. Indubbiamente le promozioni, le offerte speciali o i pacchi di confezioni formato famiglia possono essere un’alternativa valida per chi vuole risparmiare, ma è sempre bene valutarne l’effettiva convenienza».


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