Nessun paese al mondo ha raggiunto in pieno gli standard per l’allattamento al seno. Solo il 40% dei bimbi più piccoli di sei mesi è allattato in via esclusiva e al seno e solo 23 paesi hanno un tasso di allattamento che supera il 60%. Il dato viene da un rapporto Unicef-Oms fatto in collaborazione con il il Global Breastfeeding Collective, iniziativa per ampliare i tassi globali di allattamento, presentato ad agosto in occasione della Settimana mondiale dell’allattamento, che in Italia si celebra in questi giorni (dal 1° al 7 ottobre). In occasione di questo evento, la Società italiana di Neonatologia (SIN) ha ribadito oggi l’importanza del latte materno per tutti i bimbi e soprattutto per i  nati prematuri.

La classifica sullo stato dell’allattamento nel mondo è stata lanciata da Unicef e Oms insieme  a un nuovo studio che afferma come “per aumentare al 50% il tasso globale di bambini sotto i sei mesi allattati entro il 2025 è necessario un investimento annuo di soli 4,70 dollari per neonato”. Secondo lo studio Nurturing the Health and Wealth of Nations: The Investment Case for Breastfeeding, citato dal Mami-Movimento allattamento materno italiano, che in Italia coordina gli eventi della Settimana, raggiungere questo obiettivo potrebbe salvare la vita di 520 mila bambini sotto i 5 anni e generare potenzialmente guadagni economici per 300 miliardi di dollari in circa 10 anni, perché ridurrebbe le malattie e i costi dell’assistenza sanitaria.

“Il latte materno rappresenta la migliore alimentazione possibile per il neonato”: con queste parole il presidente della SIN Mauro Stronati sostiene la campagna per la promozione dell’allattamento al seno. I vantaggi del latte materno sono ormai certi anche per i neonati pretermine. “Nonostante gli enormi vantaggi, la percentuale dei neonati pretermine che assume latte materno è ancora di gran lunga inferiore rispetto ai nati a termine – evidenzia la SIN – Questo è legato all’inevitabile separazione fra la madre e il suo bambino ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale (TIN), allo stress dovuto alla nascita troppo precoce, alle condizioni cliniche della madre e del neonato nonchè alla fisiologica immaturità del pretermine che non è ancora in grado di alimentarsi al seno”. L’allattamento materno è poi di aiuto anche alla mamma di un piccolo prematuro.

“Per una maggior diffusione dell’allattamento materno nel pretermine, il primo passo da compiere è consentire ai genitori un libero accesso ai reparti di Terapia Intensiva Neonatale, permettendo loro di conoscere precocemente il proprio bambino, di avere contatti prolungati con lui, anche attraverso la marsupio-terapia, e perché no, di familiarizzare col personale – afferma Stronati  – La montata lattea, condizionata negativamente dallo stress della nascita, può presentarsi a qualunque età gestazionale. Le quantità di colostro prodotte, seppur minime, sono il più delle volte sufficienti per iniziare una minima precocissima alimentazione, fondamentale nei neonati critici.” E quando il latte materno non è subito disponibile, prosegue la Sin, c’è il latte umano donato che “può essere considerato alla stregua di un “farmaco essenziale”, soprattutto per i neonati più fragili, come quelli con un peso alla nascita inferiore a 1500g, ricoverati in TIN”.


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