La nuova convenzione tra medici di medicina generale e Servizio Sanitario Nazionale continua a generare insoddisfazione. L’aggiornamento, arrivato dopo sei anni trattative, prevede alcune novità fondamentali. Secondo il nuovo accordo, infatti, l’assistenza medica di base sarà garantita h24: 16 ore garantite dall’ambulatorio tradizionale e, per le ore notturne, il servizio 118 a disposizione per le urgenze. Inoltre, l’assistenza pediatrica sarà assicurata per 12 ore al giorno e sarà possibile prenotare le visite specialistiche direttamente negli studi senza doversi rivolgere al CUP.
L’idea alla base del cambiamento voluto dalla Commissione Salute delle Regioni è quella di riorganizzare i processi assistenziali e di accesso alle prestazioni coordinando il lavoro dei medici di base con quello degli altri professionisti sanitari. Il passaggio dell’assistenza medica sul territorio da H24 a H16, con conseguente dirottamento degli interventi notturni a Pronto Soccorso e 118 rischia però di creare un danno enorme ai cittadini.
A ribadirlo, questa volta è l’Adoc. Il presidente dell’associazione dei consumatori, Roberto Tascini, sottolinea che “Già oggi i Pronto Soccorso operano al limite delle loro possibilità, eliminando la guardia medica si rischia il collasso, con conseguenze molto preoccupanti per i cittadini”. Il dirottamento dell’assistenza notturna a Pronto Soccorso e 118 aggraverebbe quindi una situazione già drammatica per le strutture ospedaliere, penalizzando soprattutto i piccoli centri, come le comunità montante, privi di ospedali, in cui il servizio notturno di guardia medica si configura come unico presidio assistenziale.
A pagare dazio sarebbero i medici, ancora più oberati di lavoro e naturalmente i cittadini. Dopo il taglio delle esenzioni su oltre 200 prescrizioni, che farà aumentare la percentuale di cittadini che rinunceranno a curarsi a cause dei costi troppo elevati, si rischia di assestare un altro duro colpo alla tutela della salute e al welfare.
“In un paese che invecchia, non ci appare assolutamente possibile, immaginare le fasce più deboli della popolazione, anziani e bambini, in attesa di un’ambulanza o del proprio turno (attualmente si esprimono in ore i tempi di attesa in un pronto soccorso), senza parlare di chi vive in zone montane e comunque lontane dai grandi agglomerati urbani”, continua Tascini. “Comprendiamo l’esigenza di razionalizzare le spese del Servizio Sanitario Nazionale, ma le famiglie e i cittadini non possono subirne conseguenze negative, il diritto fondamentale alla salute deve essere tutelato nella maniera più ottimale”.
L’associazione fa poi presente che, ad oggi, non ci sono polizze malattia e coperture assicurative in grado di coprire adeguatamente le spese mediche sostenute. Diventa pertanto fondamentale “individuare soluzioni che permettano alle famiglie di risparmiare e al tempo stesso di ricevere servizi di qualità assicurata. Se non si adottano misure improntate al miglioramento del welfare, ci saranno sempre meno famiglie in Italia”.


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