Save the Children: mamme nella crisi, senza lavoro e servizi di cura
Fare la mamma è difficile. In un contesto di crisi economica, le mamme sono le prime vittime di un circuito vizioso che unisce bassa occupazione e assenza di servizi di cura all’infanzia. C’è poco lavoro, di scarsa qualità, e non ci sono servizi adeguati per la cura dei bambini. Quasi 2 donne su 3 sono senza lavoro se hanno due figli, ci sono state 800 mila interruzioni forzate di lavoro in due anni, e il 22,6% dei bambini è a rischio povertà. “Mamme nella crisi”, si chiama il rapporto di Save the Children presentato oggi.
Un quadro desolante, che fotografa la difficoltà in cui versano le mamme in tempo di crisi, con una maggiore vulnerabilità delle mamme di origine straniera e delle mamme sole. Ma il problema riguarda tutte le donne, alle prese con un lavoro che non c’è, licenziate quando rimangono incinte, e senza servizi adeguati per la prima infanzia in un paese che conta solo il 13,5% dei bambini fino a tre anni seguito dai servizi.
“Gli effetti della crisi colpiscono le mamme in modo sempre più grave, evidenziando, in Italia, un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini – denuncia Save the Children – La difficile condizione delle madri nel nostro Paese è infatti uno dei fattori chiave che determinano una maggiore incidenza della povertà sui bambini e sugli adolescenti. Sebbene meno visibile di quello dei tassi finanziari internazionali, lo spread relativo al rischio di povertà tra minori e adulti in Italia è infatti pari all’8,2%, con il 22,6% dei minori a rischio povertà contro il 14,4% degli over diciotto”.
Il lavoro è un problema: il tasso di occupazione femminile scende man mano che si hanno figli, il part-time è obbligato perché non ci sono alternative, i licenziamenti o gli abbandoni forzati sono diffusissimi. Nel 2010 il tasso di occupazione femminile si attesta al 50,6% per le donne senza figli – ben al di sotto della media europea pari al 62,1% – ma scende al 45,5% già al primo figlio (sotto i 15 anni) per perdere quasi 10 punti (35,9%) se i figli sono 2 e toccare quota 31,3% nel caso di 3 o più figli. Fra il 2008 e il 2009, ben 800 mila mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in tal senso in occasione o a seguito di una gravidanza, anche attraverso l’odioso meccanismo delle “dimissioni in bianco”. Ed è inattivo il 36,4% delle donne giovani (25-34 anni), quindi potenziali mamme senza l’opportunità di diventarlo.
Le mamme più vulnerabili sono quelle di origine straniera e le mamme sole, ma il quadro è fosco per tutte. Se si considera la crescita dell’occupazione atipica e a tempo determinato e la generale precarietà di molti lavori, questo situazione pesa soprattutto sulle giovani donne, che hanno difficoltà a rendersi indipendenti dalla famiglia.
Quando poi ci sono bambini, bisogna fare acrobazie nella conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia perché i servizi di cura all’infanzia sono estremamente carenti. L’Italia, ricorda Save the Children, è fra le nazioni europee che investono meno sui servizi per le famiglie e i bambini: nel 2009, la spesa per la protezione sociale per famiglie e minori raggiungeva appena l’1,4% del Pil, rispetto a una media europea del 2,3%, con la conseguenza di una forte carenza di servizi per la prima infanzia, fondamentali non solo per la conciliazione dei tempi familiari e di lavoro delle mamme, ma per la stesso sviluppo educativo e relazionale dei più piccoli.
Accade così che solo il 13,5% dei bambini fino a 3 anni venga preso in carico dai servizi, una percentuale lontanissima dall’obiettivo europeo del 33% e con una forte penalizzazione del Sud, dove sono meno di 3 su 100 (2,4%) i bambini che accedono ai servizi in Campania, dieci volte in meno di quelli che ne beneficiano in Emilia Romagna (29,5%).
“La crisi non può e non deve essere un alibi per non affrontare subito le difficoltà specifiche e i divari di genere che ricadono sulle mamme e inevitabilmente sulla condizione dei loro figli – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children – Inserimento e permanenza delle mamme nel mondo del lavoro sono elementi imprescindibili, perché non si può chiedere ad una donna di scegliere tra lavoro e maternità come se fossero percorsi di vita inconciliabili. Il rafforzamento della rete dei servizi di cura, poi, rappresenta non solo un presupposto necessario per l’accesso al lavoro delle attuali o future mamme ma anche una spinta allo sviluppo stesso dell’occupazione femminile”.