Sanità, Federconsumatori al Governo: “Porre fine alle disuguaglianze”
Porre fine alle politiche di riduzione della qualità del Servizio Sanitario Nazionale e alle discriminazioni, e distribuire le risorse necessarie per rispondere alla domanda di salute che viene dai cittadini: queste le richieste che Federconsumatori pone al nuovo Governo guidato da Paolo Gentiloni. L’associazione interviene sul tema della salute e rivendica: “Non esiste nessuna giustificazione ai tagli alla qualità dei servizi pubblici”. Sulla sanità, però, si segnala una netta presa di posizione da parte dei dirigenti medici: si tratta di un tema giudicato “assente dal programma del nuovo Governo”.
I tagli alla qualità dei servizi pubblici hanno portato alla spinta verso la privatizzazione della spesa sanitaria, spiega Federconsumatori, mentre l’accesso alle cure va garantito a tutti i cittadini, superando ritardi, disservizi e disuguaglianze, rendendo il Servizio Sanitario Nazionale più efficiente e anche meno costoso. “Facciamo appello al nuovo Governo – dice Federconsumatori – affinché provveda: a mettere fine alle politiche di riduzione della qualità del Servizio Sanitario Nazionale, ai trattamenti differenziati e discriminanti; a porre al centro le politiche di prevenzione e di realizzazione di nuovi ed efficaci equilibri tra domanda ed offerta, alla luce anche del progressivo invecchiamento della popolazione; a disporre la distribuzione delle risorse necessarie per rispondere alla attuale ed urgente domanda di salute, di qualità ed equità dell’assistenza pubblica”.
Sul tema si segnala però una dura nota di Anaao-Assomed, l’associazione dei medici dirigenti, che denuncia l’assenza di questo tema dal programma di Governo. “La coazione a ripetere che colpisce i governanti non risparmia né rottamati ne rottamatori. La sanità, e quindi la salute dei cittadini italiani ed il lavoro dei medici, è fuori programma, fuori cultura, fuori agenda dei Governi”, dice Anaao Assomed, che denuncia la privatizzazione della salute. E spiega: “Diminuisce il perimetro della tutela pubblica ed aumenta la spesa a carico dei cittadini in una situazione di crisi economica che non accenna a finire. Undici milioni di cittadini si negano l’accesso alle cure per difficoltà economiche ed il Sud risana, almeno parzialmente, i conti semplicemente negando le cure ed abusando dei contratti di lavoro atipici, troppo vicini allo sfruttamento dei giovani”.