Sanità, Censis: per 72% italiani il medico è la prima fonte di informazione su salute
Gli italiani si fidano del medico di base. E si rivolgono al medico come prima fonte di informazione sulla salute, scelto da oltre sette italiani su dieci, anche se c’è da notare una percentuale non indifferente che cerca informazioni su internet: il 23% degli italiani, percentuale in aumento rispetto all’8,7% di dieci anni fa. Il medico di base è il garante dell’interesse del paziente e deve avere l’autonomia di scegliere le cure migliori, anche oltre i protocolli della Sanità. Questo il dato che emerge dalla ricerca Censis “Il medico pilastro del buon Servizio sanitario” presentata ieri a Roma in occasione di un evento Fnomceo dedicato al 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale.
Gli italiani sono alla ricerca di un’alleanza terapeutica in cui il medico sia garanzia di tutela della salute. Secondo il 58%, dice la ricerca, medico e paziente devono collaborare nel prendere le decisioni sulle cure migliori (la quota è aumentata rispetto al 55,9% rilevato nel 2007). La percentuale è molto più elevata tra gli anziani (82,8%), che sperimentano più di tutti il valore di tale collaborazione nella gestione delle patologie croniche. Il 22,4% propende invece per un’asimmetria a favore del paziente, che decide da sé dopo aver ascoltato il medico (era il 10% nel 2007). Mentre il 19,6% è favorevole a una supremazia del medico, senza che il paziente abbia voce in capitolo (la quota era il 34,1% nel 2007).
Il rapporto col medico è basato sulla fiducia. L’87,1% degli italiani dichiarare di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il 90% tra gli over 65 anni), l’84,7% si fida dell’infermiere, mentre è molto più ridotta, sebbene ancora maggioritaria (68,8%), la quota di chi esprime fiducia nel Servizio sanitario nazionale. Gli italiani sottolineano la necessità di autonomia del medico anche oltre i vincoli del sistema di cura. “Il riconoscimento della capacità del medico di individuare le cure migliori, grazie all’esercizio del suo libero giudizio clinico, va anche al di là del sistema di regole e di vincoli imposti dal Ssn (tetti di spesa, linee guida, protocolli), che possono interferire con l’autonomia del medico – spiega il Censis – La maggioranza degli italiani (il 52,8%) ritiene che procedure e opzioni di cura prestabilite devono ritenersi utili a dare indicazioni di massima, lasciando però al medico la libertà di decidere se e come applicarle”.
In un’epoca caratterizzata dalla pluralità di fonti di informazione, emerge poi che il medico rappresenta la prima fonte di informazione sulla salute. I cittadini continuano ad assegnare al medico la funzione di fonte informativa principale sui temi della salute. Il medico di medicina generale è la fonte numero uno (per il 72,3% degli italiani, in crescita rispetto al 66,3% rilevato nel 2008), seguono familiari e amici (31,9%), poi la tv (25,7%) e internet (il 23%, ma era solo l’8,7% nel 2008).
Qual è l’identikit del medico ideale? Per il 45,5% degli italiani è fondamentale la dimensione psicologica e relazionale. Per il 42,3% il valore professionale, la conoscenza tecnica e l’aggiornamento scientifico. Per il 40,9% la disponibilità e la reperibilità anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie. Per il 39,6% il medico ideale è il garante del diritto alla salute del paziente, perché è pronto a difenderne l’interesse anche quando questo comporta scelte al di fuori delle indicazioni predefinite (protocolli, linee guida, vincoli di budget). Per il 37,5% inoltre deve essere meno attento agli aspetti burocratici (scrivere ricette, certificati) dedicando più tempo all’ascolto dei pazienti. Sostiene il presidente della Fnomceo (Federazione ordine medici chirurghi e odontoiatri) Filippo Anelli: “Da questa indagine esce sconfitta la visione burocratica della professione medica, imbrigliata da lacci e lacciuoli, da linee guida e protocolli, intesi non come raccomandazioni, ma come vincoli. Emergono invece, prepotenti e vincenti, i principi fondamentali di libertà, autonomia e indipendenza, scritti nel nostro codice deontologico”.