Salva-banche, le reazioni delle associazioni dopo l’approvazione del decreto
Secondo quanto previsto dal decreto “Salva Banche”, saranno 5.000 i risparmiatori che avranno diritto ai rimborsi forfettari automatici, un po’ più della metà dei quasi 10.000 obbligazionisti rimasti coinvolti nei crack finanziari delle banche. Potranno ottenere il rimborso forfettario dell’80% delle somme perse i cittadini che hanno un reddito inferiore ai 35.000 euro o un patrimonio immobiliare al di sotto dei 100.000 euro. Per gli altri, compresi coloro che hanno acquistato obbligazioni sul mercato elettronico secondario, resta aperta la via dell’arbitrato. Mentre il premier Matteo Renzi e il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan difendono il decreto varato venerdì, le associazioni dei consumatori, in attesa di leggere il testo definitivo, reagiscono alla notizia dicendosi sostanzialmente insoddisfatte delle misure adottate.
Federconsumatori e Adusbef dichiarano congiuntamente di non condividere né la definizione di un tetto a risarcimenti, né il collegare gli andamenti conciliativi e di ristoro a parametri di reddito del risparmiatore colpito. “In aggiunta a tutto ciò”, dicono le associazioni, “non ci è piaciuta per nulla l’esposizione del decreto come se i risparmiatori defraudati fossero degli speculatori delle isole Cayman. Di fronte a tutto questo non ci resta che chiedere sia la modifica dei due parametri di riferimento sopra esposti, sia all’accelerazione dei percorsi di risarcimento per tutti i risparmiatori”. Ricordando che una vicenda come questa comporta ricadute non solo sui risparmiatori colpiti direttamente ma assume una valenza di carattere nazionale su una tematica fondamentale come quella del risparmio nel nostro Paese, Federconsumatori e Adusbef sottolineano il loro sostegno al fianco dei risparmiatori traditi: “Ci aspettavamo e ci aspettiamo risposte più convincenti di quelle finora definite e che purtroppo saranno fonte di molti contenziosi e inevitabili cause legali”.
Dello stesso avviso anche l’Unione Nazionale Consumatori che definisce troppo bassa la soglia di 35.000 euro. “Il problema non è tanto, il doppio binario, fatto anche per evitare intromissioni europee”, ha dichiarato Massimiliano Dona, segretario nazionale dell’associazione, “quanto la sostanza, ossia l’entità del rimborso. Nessuno prende il 100% di quanto perso, indipendentemente dal reddito. Inoltre sono molti i truffati che superano il reddito di 35.000 euro, senza per questo essere miliardari”. L’unico giudizio positivo viene espresso circa la non predeterminata entità del fondo “se questo significa che tutti i truffati potranno riavere, almeno il sede di arbitrato, il 100% di quanto perso”.