Sono affezionati al salvadanaio e alle banconote, ma la metà di loro possiede una carta di pagamento. Fanno acquisti sia nei negozi sia online, ma un terzo si è ritrovato a comprare qualcosa in rete senza rendersene conto. E l’educazione finanziaria? Tema delegato di fatto ai genitori, che lo affrontano soprattutto all’occorrenza: quando bisogna comprare qualcosa (o evitare di comprare), molto meno su temi di più lungo raggio come il risparmio o la comprensione delle carte di credito. Ecco gli adolescenti della generazione Z davanti al denaro.

Al Salone dei pagamenti dell’Abi, in corso a Milano, è stata presentata una ricerca Doxa fatta per American Express e Fondazione per l’Educazione Finanziaria sul tema “L’educazione al valore del denaro nella generazione Z” che cerca di capire quale sia il valore del denaro e quali le strategie educative per una gestione responsabile, attraverso una ricerca online che ha coinvolto circa 500 genitori e 500 ragazzi fra i 12 e i 18 anni. Gran parte dei ragazzi ha del denaro a disposizione (87% del totale), principalmente proveniente dai regali in occasioni di compleanno/festività (74%), in cambio di buoni risultati scolastici (51%) o se si comportano bene (33%). Circa la metà del campione, il 47%, ha invece una paghetta fissa. Mentre il denaro come ricompensa per un lavoro è un concetto trasmesso solo al 50% circa degli adolescenti intervistati.

In parte risparmiano (il 75% dice di risparmiare una volta ogni tre mesi) ma senza una strategia precisa e soprattutto attraverso il ricorso al salvadanaio. Usano il proprio denaro per fare acquisti sia nei negozi
fisici (96%) che in negozi online (75%). Il 40% dichiara di aver utilizzato il proprio denaro personale per aiutare la famiglia o per fare donazioni, almeno una volta nell’ultimo anno. Quando comprano online (dai 13 anni in su) informano i genitori e spendono in media 50 euro al mese. Tra le motivazioni a favore degli acquisti nei canali tradizionali incide significativamente, per circa il 25% dei ragazzi, il divieto di fare acquisti online imposto dai genitori. Percentuale che si alza al 35% nella fascia di età tra i 12 e i 14 anni. Naturalmente gli acquisti online non sono esenti da rischi e un terzo dei ragazzi ha dichiarato di aver fatto acquisti senza rendersene conto.

Come pagano? I ragazzi sono ancora fortemente legati alle banconote e alle monete, con cui hanno maggior dimestichezza sebbene il 48% dichiari di usare o possedere una carta di pagamento (di qualsiasi natura). Uno degli aspetti evidenziati riguarda la percezione di una maggior difficoltà nel tener traccia delle spese con le carte di pagamento, pur consapevoli che in futuro l’uso del denaro contante è destinato a ridursi. ‘Dalle domande volte ad indagare percezione, atteggiamento e fiducia nelle banconote e nelle carte, emerge come in Italia non siano infrequenti aspetti meno razionali e pregiudizi nell’utilizzo delle carte di credito, presenti nei genitori e di conseguenza nei figli’, ha detto Cristina Liverani di Doxa.

L’educazione finanziaria è un ambito di fatto delegato ai genitori, che se ne occupano però “all’occorrenza” e non con strategie di lungo corso, e che improntano i loro insegnamenti soprattutto sull’esempio personale. L’educazione finanziari è quasi totalmente a carico dei genitori – il 91% dei giovani dichiara che le informazioni sulla gestione dei soldi arrivano da loro – mentre solo il 12% ha ricevuto informazioni dalla scuola. “Nell’educazione finanziaria, di pari passo con la gestione del denaro, prevale un approccio pratico, una sorta di “educazione all’occorrenza” – evidenzia la ricerca –  Genitori e figli parlano di soldi prevalentemente per valutare insieme un acquisto che il ragazzo intende fare (68%) o quando quest’ultimo chiede dei soldi per comprarsi qualcosa (64%). Temi come il risparmio (31%), l’educazione agli acquisti online (30%) o la comprensione delle carte di credito (20%), sono affrontati da percentuali sensibilmente più ridotte del campione”. I genitori cercano soprattutto di attuare strategie per far evitare una spesa o per risolvere problemi pratici e immediati; meno diffusa un vera  “educazione al denaro”, poiché si tende a tenere il più a lungo possibile i ragazzi al di fuori di questioni relative al denaro (42% molto o abbastanza d’accordo). “Spesso le preoccupazioni legate alla crisi economica dettano ai genitori l’agenda educativa per i propri figli, concentrata maggiormente sul brevissimo termine – dichiara Giovanna Boggio Robutti, Direttore Generale di Fondazione per l’educazione Finanziaria e al Risparmio –  e meno su pianificazione delle spese, risparmio e guadagno che sono concetti che rientrano nel medio e lungo periodo”.


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