Saldi, Confconsumatori: la legge non è al passo coi tempi
Sconti anticipati, pre-saldi, sms ai clienti, carte fedeltà riservate: modi per conquistare e conservare la clientela, certo, ma anche strada per non perdere fette di mercato e aggirare una legislazione sui saldi non più adeguata ai tempi. Così Confconsumatori interviene sul tema delle vendite di fine stagione, attese da molti negozianti per tirar su le vendite, dai consumatori per conquistarsi qualche prodotto – spesso abbigliamento e calzature – a prezzi convenienti e oggetto di tradizionali previsioni sui budget di spesa. Nonchè di dibattiti sull’effettiva efficacia di uno strumento che sembra scontare normative non più adeguate ai tempi, specialmente con l’esplosione dell’e-commerce e delle promozioni online.
“In Italia continuiamo a mantenere una legislazione sui saldi che andava bene nella scorsa era, non certo in quella digitale attuale – dicono gli esperti di Confconsumatori – dove l’e-commerce non è tenuto a rispettare nessun vincolo su saldi e promozioni (per non parlare degli orari) e sotto questo profilo è quindi molto avvantaggiato rispetto al singolo commerciante. È esperienza comune a tutti noi che i commercianti stessi, per non perdere clientela, sono costretti a inventarsi strumenti per liberalizzare nei fatti, quello che la normativa si ostina a voler rigidamente regolare”. Come? Con quello che tutti i clienti di uno negozio o di una catena di sicuro avranno sperimentato negli ultimi giorni: “Carte fedeltà con sconti per i clienti, prodotti in promozione, Black Friday, “presaldi”, sms e messaggi WhatsApp con avviso di sconti inviati a gruppi di clienti, gli outlet, temporary stores ed altro ancora: sono tutti strumenti che servono per eludere i blocchi temporali rigidi imposti dalla normativa – spiega Confconsumatori – Non si comprende perché non consentire ai commercianti di proporre liberamente prezzi migliori e sconti anche in altri periodi dell’anno, e di conseguenza consentire ai consumatori di acquistare liberamente, in qualsiasi periodo dell’anno, prodotti a prezzi concorrenziali con quelli dei siti on-line. Infine, i commercianti che si vedono togliere quote di mercato dall’e-commerce devono tenere a mente che la tecnologia comunque non cancella la prima regola del consumo: chi acquista premia chi genera – e quindi vende – valore. Non serve quindi temere lo stravolgimento causato dalle vendite online, ma occorre governarlo, anche cambiando rispetto a quanto si è sempre fatto nel passato”.
Nel frattempo, per chi compra in saldo, da Confconsumatori arriva un decalogo di accorgimenti da tenere a mente.
Diffidare dai saldi superiori al 50%: potrebbero nascondere la vendita di merce dell’anno precedente (nessun problema, però, se il negoziante informa correttamente il cliente);
Guardare attentamente: la merce in saldo deve essere tenuta separata fisicamente da quella a prezzo pieno ed è bene verificare che sia la stessa esposta in vetrina;
Occhio al cartellino: deve comparire il prezzo iniziale, lo sconto e il prezzo finale;
Sempre meglio provare: il consumatore ha diritto di provare i capi, esclusa la biancheria intima. Salvo difetti di conformità, infatti, il venditore non è tenuto a sostituire la merce;
Si può pagare con le carte: i negozianti sono obbligati ad accettare il pagamento con carte di credito anche durante i saldi; in caso di rifiuto si può segnalare il caso per iscritto alla società Servizi Interbancari e a un’associazione di consumatori;
Attenzione alle carte revolving: i tassi applicati possono superare il 20%; sono convenienti nel solo caso di rimborso del capitale in tempi brevissimi, vale a dire pochi mesi
Conservare lo scontrino: costituisce prova di acquisto che obbliga il negoziante a sostituire e/o riparare la merce difettosa o “non conforme”, anche in presenza di cartelli con la dicitura che i capi in svendita non si possono cambiare. Infatti, anche per la merce in saldo vale la garanzia legale di due anni prevista dal Codice del consumo e, in caso di beni difettosi o non conformi, il venditore dovrà riparare o sostituire la merce, o restituire o ridurre il prezzo pagato;
Online ci puoi “ripensare”: Gli acquisti on line prevedono il diritto di recedere, senza alcuna penalità e senza obbligo di motivazione, entro 14 giorni dall’acquisto, come ogni altra vendita di beni “fuori dai locali commerciali” (ma sono esclusi beni deperibili e servizi);
Segnalare i problemi: a seconda della difficoltà ci si può rivolgere ai Vigili Urbani, alla Camera di Commercio, all’Assessorato al commercio o alle associazioni dei consumatori;
Occhio all’effetto “sforamento”: spesso, infatti, spendiamo più di quanto crediamo di stare risparmiando. Meglio fare una lista degli acquisti in anticipo.