“Ripensa i pesci”, petizione Ciwf al Ministero Salute contro allevamenti intensivi
“Ripensa i pesci”. Con questo slogan è stata lanciata una petizione che chiede lo “stop alla morte crudele dei pesci”. L’iniziativa è del Ciwf (Compassion in world farming) che si pone come obiettivo quello di mettere fine all’allevamento intensivo. Pesci compresi perché, spiega la sigla, da una indagine condotta in allevamenti europei emergono condizioni di sovraffollamento, pesci pescati e macellati non rispettando la legge e con una lunga agonia. Con la campagna “Ripensa i pesci”, Ciwf Italia chiede al ministro della Salute di “introdurre misure immediate che obblighino all’uso di metodi di macellazione che riducano al minimo possibile la sofferenza dei pesci”.
“Pesci come il branzino, l’orata e la trota vengono tenuti in condizioni spaventose – si legge nella petizione – Confinati in vasche di cemento o allevati a migliaia in reti posizionate in mare, i pesci passano la loro breve vita nuotando schiacciati gli uni sugli altri, nell’acqua sporca, dove malattie e parassiti possono proliferare”. Macellazione e impacchettamento dei pesci, continua l’associazione, spesso diventano un “calvario”. Si parla di pesci feriti che rimangono vivi anche quando vengono trasportati alla macellazione, pesci che dovrebbero essere anestetizzati ma ancora si dimenano quando vengono estratte le uova, pesci che muoiono a causa del sovraffollamento oppure ancor prima di essere storditi. “Secondo la legge invece, ai pesci dovrebbero essere evitate inutili sofferenze durante l’abbattimento e dovrebbero quindi essere storditi efficacemente prima di essere macellati – dice l’associazione – Le immagini girate da Ciwf nel 2018 in allevamenti europei (Francia e Grecia) di trote, orate, branzini, anguille e storioni, dimostrano che questo spesso non avviene. Gli allevamenti visitati riforniscono grandi supermercati in tutta l’UE”.
Prosegue Ciwf Italia: “Il Regolamento Ue in materia di macellazione (1099/2009) richiede che i pesci siano tutelati: prevede che non provino sofferenze non necessarie durante l’abbattimento. Secondo la Commissione europea, la conformità al Regolamento è garantita dall’aderenza alle Linee guida della Organizzazione mondiale della salute animale (OIE) in materia di stordimento e abbattimento del pesce da allevamento, sottoscritte da tutti gli Stati membri. Una recente relazione della Commissione, tuttavia, ha stabilito che la maggior parte degli Stati membri oggetto di indagine, Italia compresa, attualmente violano dette linee guida. Molti produttori infatti utilizzano metodi di macellazione considerati crudeli dall’OIE”.
Qualche dato sul mercato dice che la specie più allevata in Italia è la trota, seguita da orata e branzino. “Secondo un’indagine pubblicata dalla Commissione europea, per stordire le trote viene utilizzata una scossa elettrica, ma i macchinari utilizzati non sono verificati perciò non c’è certezza che rispettino gli standard OIE. Le orate e i branzini sono uccisi per soffocamento nel ghiaccio, un metodo chiaramente inumano. Soffrono per lungo tempo, anche più di 40 minuti”. Nella Ue vengono allevati (dati Fao 2015) fra 0,5 e 1,7 miliardi di pesci. In Italia il consumo di pesce totale è in crescita.