Resistenza agli antibiotici: 15 mila morti l’anno in Italia
La resistenza agli antibiotici fa 15 mila morti l’anno in Italia. Per fronteggiare una delle più grandi emergenze di salute pubblica entra nel vivo il progetto nazionale della piattaforma Resistimit, che riunisce 30 centri infettivologi nazionali
Resistenza agli antibiotici, come contrastarla? Per fronteggiare una delle grandi emergenze di sanità mondiali, causa di milioni di decessi nel mondo associati alla resistenza di virus e batteri ai farmaci antibiotici (che diventano dunque inefficaci), entra nel vivo il progetto nazionale della piattaforma clinica Resistimit, realizzato dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit).
Si tratta di un registro dinamico e di una piattaforma software che riunisce 30 centri infettivologi a livello nazionale contro una emergenza sanitaria preoccupante. Secondo dati di settembre 2023 su 17 ospedali italiani, le infezioni da microrganismi multiresistenti carbapenetici (i carbapenemi sono una classe di antibiotici ad ampio spettro) causano un eccesso di mortalità fino al 35%. In Italia si stimano circa 15 mila morti l’anno da resistenza agli antibiotici.
Resistenza agli antibiotici, il progetto Resistimit
Resistimit, spiega una nota della Simit, è una progetto che comprende un registro dinamico italiano sullo studio delle infezioni da germi multiresistenti, che coinvolge 30 centri infettivologici suddivisi tra Nord, Centro e Sud in un sistema di sorveglianza molto solido, e una piattaforma software per la messa in rete di questi dati, che tramite intelligenza artificiale diventeranno utile strumento anche per definire futuri scenari. Il progetto è partito alla fine dello scorso anno con dieci centri pilota: Roma con Spallanzani, Tor Vergata e Umberto I, Napoli con Cotugno e Federico II, Bari, Foggia, Palermo, Pisa, Varese, Modena, Perugia, Padova.
«Il progetto ora si estende su 30 centri infettivologici a livello nazionale, dieci in ogni area geografica tra Nord, Centro e Sud – spiega il Prof. Marco Falcone, Segretario Simit – Queste 30 unità operative di malattie infettive svolgeranno un’attività di sorveglianza e condivideranno dati continuamente attualizzati su trend epidemiologici, caratteristiche dell’infezione, mortalità associata all’infezione e altri parametri utili. Oggetto di studio saranno batteri, funghi, virus e ogni altro microrganismo resistenti ai farmaci. I nostri centri clinici devono fornire ai decisori, compresa AIFA, un supporto tecnico-scientifico basato su dati di real-life per dimostrare efficacia e sicurezza dell’uso degli antibiotici nel nostro Paese. Gli antibiotici restano un prezioso strumento salvavita, ma devono essere usati con consapevolezza».
L’analisi dei dati attraverso intelligenza artificiale «significa che avremo la possibilità di anticipare le diagnosi, identificare il miglior trattamento, individuare i casi più complessi, fino a migliorare la gestione delle infezioni e ridurre la mortalità. Questo trasforma la ricerca da statica a dinamica», evidenzia Falcone.
Resistenza agli antibiotici e salute pubblica
La resistenza agli antibiotici è un grande problema di salute pubblica, italiano, europeo e mondiale. E sta peggiorando.
«L’Italia resta il primo Paese europeo per numero di infezioni e di morti, con circa 15mila decessi l’anno stimabili come causati da microrganismi resistenti agli antibiotici – evidenzia Marco Falcone – Come indicato dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2050 l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte a livello globale, provocando 10 milioni di decessi. Nel nostro lavoro verranno utilizzati anche i dati della rete ALARICO (Advancing knowLedge on Antimicrobial Resistant Infections Collaboration Network), i cui recenti aggiornamenti di settembre 2023 relativi a 17 ospedali italiani attestano come le infezioni da microrganismi multiresistenti carbapenetici, i più difficili da trattare, causano, rispetto ai microrganismi sensibili a questi antibiotici, un eccesso di mortalità che può arrivare fino al 35%».
A giugno di quest’anno il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una raccomandazione per intensificare la lotta alla resistenza agli antibiotici, che prevede obiettivi di riduzione dell’uso di antimicrobici entro il 2030, tra cui una riduzione del 20% del consumo umano totale di antibiotici. Il secondo rapporto “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe“, pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’OMS/Europa ad aprile 2023 mostra “alte percentuali di resistenza agli antibiotici di ultima linea, come i carbapenemi, in diversi paesi della Regione Europea dell’OMS”.