I Radicali accusano il Governo di boicottare il referendum sulle trivelle. E chiedono di rinviare il voto referendario, previsto per il prossimo 17 aprile, accorpandolo con le prossime elezioni amministrative. Una posizione che si è tradotta in un ricorso al Tar del Lazio in cui si chiede di annullare il decreto di indizione del referendum popolare. Il ricorso sarà discusso il prossimo 13 aprile dal Tar del Lazio. La decisione sarà poi impugnata al Consiglio di Stato prima del 17 aprile.
Rinviare il voto sul “referendum trivelle” e accorparlo con le prossime elezioni amministrative, così da garantire i diritti dei cittadini, a partire da quello all’informazione, che sono stati compromessi dalla “strategia astensionista” messa in atto dal governo per sabotare il quorum”: questo l’obiettivo del ricorso presentato al Tar dai Radicali Italiani e firmato fra gli altri dal  segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi e dal presidente Marco Cappato. Se il ricorso dovesse essere respinto, i radicali promettono di portare in giudizio l’Italia davanti al Comitato diritti umani dell’ONU per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Quella che viene contestata è inoltre la violazione della neutralità da parte del Governo, che ha scelto una posizione astensionista, e la mancanza di adeguato spazio di informazione ai cittadini nei confronti della convocazione elettorale. “Attraverso dichiarazioni e atti di governo – ha detto il segretario dei Radicali Riccardo Magi – l’esecutivo ha tentato di boicottare il referendum, violando il dovere di neutralità a cui è tenuto secondo norme e standard democratici di diritto internazionale. Indicando la data del 17 aprile, cioè la prima domenica utile, ha fortemente limitato gli spazi di informazione. Sostenendo poi che la legge non consentirebbe di accorpare il referendum al voto amministrativo, il governo ha dichiarato il falso e ha deciso quindi di usare i 300 milioni di euro del referendum per farlo fallire. Una vera e propria strategia astensionista – prosegue il segretario di Radicali Italiani – rivendicata dal governo con pubblici inviti a non andare alle urne. Per questo abbiamo affiancato al ricorso al Tar una denuncia alla procura della Repubblica per verificare l’ipotesi di reato di induzione all’astensione. Non si tratta certo di giustizialismo, ma di un’iniziativa per fare chiarezza a tutela dei diritti dei cittadini: o si supera il quorum per legge, come avvenuto in molte altre democrazie occidentali e come Renzi non fa nella riforma costituzionale, oppure valgono le norme che impongono al Governo il dovere di essere neutrale e non indurre all’astensione. E’ una questione di Stato di diritto e di democrazia”.


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