Referendum trivelle, associazioni fanno appello a Mattarella
Nel 2016 gli italiani rischiano di essere chiamati alle urne quattro o addirittura cinque volte: ci sono i due turni delle amministrative, il referendum sulle trivelle (cui potrebbe aggiungersi una seconda votazione perché ci sono altre due questioni al vaglio della Consulta) e il referendum costituzionale di ottobre. Perché non accorpare il referendum sulle trivelle con le amministrative? La proposta è stata bocciata ma tante associazioni hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica per chiedere di rivedere il provvedimento in favore di un Election Day.
Il Consiglio dei Ministri del 10 febbraio ha infatti deciso che si terrà il 17 aprile il referendum per lo stop alle trivelle offshore. Non è stata accolta dunque la richiesta, avanzata da associazioni ambientaliste e regioni, di accorpare il referendum alle elezioni amministrative di primavera, decisione che avrebbe conseguito due risultati: ampliare la partecipazione democratica dei cittadini e risparmiare una cifra quantificata fra 350 e 400 milioni di euro. Senza contare le accuse mosse dalle associazioni ambientaliste, per le quali la decisione cela la volontà di far naufragare il quesito referendario e di non far raggiungere il quorum.
Nei giorni scorsi un nutrito gruppo di associazioni si è rivolto al presidente della Repubblica Sergio Matterella per chiedere al Governo di “rivedere il provvedimento in favore di un election day, che accorpi il voto alla prossima tornata elettorale delle amministrative e non firmare la deliberazione governativa che istituisce la data del 17 aprile per il voto referendario”. Nella lettera inviata al presidente Mattarella, le associazioni ribadiscono le ragioni a sostegno della necessità di un election day che accorpi il referendum alle prossime elezioni amministrative: una “richiesta avanzata da Regioni, parlamentari, associazioni ambientaliste, comitati e rappresentanti della società civile” e ignorata dal governo, nonostante fosse “un’opzione perseguibile in tempi brevi, adottando lo strumento del decreto legge”. “Il motivo primo per cui avanziamo tale richiesta – si legge nella lettera al presidente della Repubblica – è per favorire e salvaguardare la democrazia e la partecipazione, che dovrebbero caratterizzare un voto popolare, quale quello di un referendum abrogativo, per di più su un tema così importante che riguarda la tutela dell’ambiente e lo sviluppo energetico ed economico del nostro Paese. Stabilire di andare al voto in tempi così ravvicinati di certo non permetterebbe di condurre un’adeguata campagna referendaria e di conseguenza non consentirebbe che gli elettori siano adeguatamente informati sul referendum”.
“La decisione del Governo, inoltre, non tiene conto di ulteriori due elementi oggettivamente importanti” prosegue l’appello a Sergio Mattarella. Il primo è di carattere economico: “l‘election day è fondamentale al fine di risparmiare una cifra stimabile tra i 350 e i 400 milioni di euro, un quantitativo di denaro pubblico enorme, che potrebbe altrimenti essere impiegato per meglio garantire diritti essenziali alla popolazione italiana”. Il secondo riguarda l’iter dei quesiti referendari: ce ne son in ballo altri due.
“Dinanzi alla Corte Costituzionale pendono conflitti di attribuzione per altri due quesiti sullo stesso argomento su cui, qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, si potrebbe votare in un’unica data – dicono le associazioni – Diversamente vorrebbe dire che nel 2016 gli italiani potrebbero essere chiamati alle urne fino a cinque volte: per i due referendum abrogativi sulla questione trivellazioni (ad aprile sul primo quesito ed eventualmente, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale, per gli altri due), per le elezioni amministrative (primo turno e ballottaggio) e in autunno per il referendum costituzionale. Una simile concentrazione di tornate elettorali determinerebbe un notevole dispendio di risorse, ingenerando, peraltro confusione negli elettori”. E generando inoltre il dubbio sulla reale partecipazione dei cittadini alle diverse tornate elettorali.