Referendum trivelle, ambientalisti in piazza per l’Election Day
La richiesta è semplice: un Election Day che accorpi il referendum sulle trivelle con le prossime elezioni amministrative di primavera, in modo da risparmiare soldi pubblici – una cifra stimata fra 350 e 400 milioni di euro – e garantire la partecipazione democratica dei cittadini. Per questo le associazioni ambientaliste sono scese in piazza questa mattina, davanti a Montecitorio, per ribadire la loro richiesta al Governo. Nei giorni scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione online per chiedere l’Election Day che ormai ha superato le 67 mila adesioni.
La richiesta di accorpare le votazioni, che “farebbe bene alla vita democratica e al buon uso del denaro pubblico”, non è stata finora accolta, ricorda Greenpeace: “Il Governo, così attento alle esigenze dei petrolieri, fa orecchie da mercante e sembra interessato solo a scongiurare il quorum elettorale. Ma l’antico “vizietto” di ostacolare i referendum, che sembra resistere anche alle rottamazioni, non ci piace affatto. Questa volta, poi, ci piace ancor meno: è assurdo sprecare inutilmente centinaia di milioni di euro per compiacere le compagnie petrolifere! Sulle trivelle gli italiani hanno le idee chiare: l’89% ritiene che siano pericolose per la fauna marina, l’81% pensa che inquinino il mare, per il 78% porterebbero danni alla pesca, mentre per il 72% sarebbero pericolose per la popolazione residente lungo le coste”.
Per il WWF, a sua volta, non concedere l’Election Day in modo che si possa accorpare il voto sul referendum sulla durata delle concessioni nell’area di interdizione per le trivellazioni offshore con quello per le amministrative “è uno spreco di Stato ingiustificabile, se si paragona la spesa prevista per svolgere la sola consultazione popolare (300 milioni di euro) con quanto il Governo ha stanziato quest’anno nella Legge di Stabilità 2016 per la difesa del mare (a questo scopo sono stati stanziati circa 32 milioni di euro, 1/10 della cifra prevista per svolgere il solo referendum). Non concedere l’election day – aggiunge il WWF – è un’inutile prova muscolare per cercare di depotenziare la partecipazione democratica su una partita che ha già visto la sconfitta del Governo, obbligato in gran fretta a modificare radicalmente, tra l’altro, le norme del decreto Sblocca Italia (dl. 133/2014) pur di tentare di disinnescare i 5 dei 6 quesiti proposti da 9 Regioni, in un conflitto istituzionale che non ha precedenti”.
Per l’associazione ambientalista il Governo “ha l’occasione di superare la politica energetica pro-fossili che ha seguito fino ad oggi: una politica insensata sia dal punto di vista ambientale, sia da quello economico come dimostra la volontà, espressa dalla multinazionale irlandese Petroceltic nel suo Piano industriale 2016, di rinunciare al permesso di ricerca di idrocarburi alle Isole Tremiti”.
“Non sprechiamo 300milioni di euro, si accorpi la data del referendum sulle trivelle con quella del primo turno delle amministrative. L’Election day garantirebbe una maggiore partecipazione al voto, eviterebbe lo spreco di soldi pubblici e ci sarebbe più tempo per la campagna referendaria”, ribadisce a sua volta Legambiente. “Con la manifestazione di oggi – dichiara la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni – vogliamo fare pressing sul Governo affinché indica un Election Day. Ci auguriamo che l’Esecutivo Renzi voglia essere coerente con il principio della spending review e gli impegni presi a livello internazionale con la Cop21, e abbia il coraggio di metterli in atto a partire da un decreto che istituisca l’Election Day.”.
La foto è presa dal profilo twitter di Greenpeace Italia