Rai, Altroconsumo chiede abolizione canone e innovazione tecnologica
Abolizione del canone Rai, radicale innovazione tecnologica, niente più Commissione di Vigilanza Rai, superamento del condizionamento della politica sull’informazione televisiva. Il tutto, ribadendo la necessità di “una riforma strutturale della Rai che ne superi gli sprechi e le inefficienze, al fine di garantire un servizio pubblico veramente tale e di qualità, nel segno dell’innovazione”. Sono le richieste che Altroconsumo ha messo nero su bianco in una lettera inviata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
La missiva è indirizzata inoltre a Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai e a Monica Maggioni, presidente Rai, per chiedere un incontro e presentare soluzioni di riforma del servizio pubblico. “Il susseguirsi di cambiamenti di vertice che hanno scosso la Rai di recente riflette l’incertezza di questo Giano bifronte che da un lato è finanziato dal canone versato dai cittadini e dall’altro dai proventi della pubblicità, facendo servizio pubblico ma obbedendo anche alle logiche di una tv commerciale”, si legge nella lettera, nella quale l’associazione propone una serie di interventi che partono dall’abolizione del canone.
“Chiediamo di abolire il canone per restituire alle famiglie italiane 90 euro ogni anno e per riformare il servizio pubblico, liberandolo da una politica restia al cambiamento e avvezza a una cultura della comunicazione non al passo con i tempi – scrive Altroconsumo – Non proponiamo di eliminare tout-court il servizio pubblico ma di rimuoverne il finanziamento strutturale a carico dei cittadini, riducendo la partecipazione dello Stato nell’azienda”. L’associazione chiede poi una radicale innovazione tecnologica e digitale in modo che l’intera programmazione del servizio pubblico sia disponibile su tutte le piattaforme digitali. Altroconsumo propone infatti un’innovazione profonda che trasformi la Rai in una digital media-company in grado di produrre e distribuire contenuti attraverso le nuove reti a banda ultralarga favorendo la fruizione dei contenuti con i diversi device. Altre proposte presentate dall’associazione: l’abolizione della Commissione Parlamentare di Vigilanza per favorire l’eliminazione dell’influenza della politica sull’informazione televisiva, il potenziamento dell’Antitrust a garanzia della concorrenza di mercato e la riforma della governance dell’Autorità Garante per le Comunicazioni.
L’occasione della lettera è rappresentata dalla presentazione dei palinsesti autunnali dell’azienda agli investitori pubblicitari. Per Altroconsumo la Rai deve scegliere fra servizio pubblico pagato col canone e comportamento da tv commerciale e “non deve essere l’unica società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”. “Tutti gli operatori privati che acquistano le frequenze messe a disposizione dallo Stato dovrebbero rispettare alcuni obblighi minimi di servizio pubblico”, scrive l’associazione, che propone delle riforme strutturali per eliminare il peso della politica e il finanziamento strutturale a carico dei cittadini. Sostiene Ivo Tarantino, responsabile Relazioni esterne per Altroconsumo: “Chiediamo un incontro alle istituzioni perché riformino la tv pubblica rendendola indipendente, al servizio del cittadino e capace di produrre contenuti imparziali e obiettivi. La nostra battaglia continua”.
E la programmazione? Sul palinsesto presentato oggi arriva la bocciatura dell’Unione Nazionale Consumatori. “Quanto al palinsesto presentato oggi, nessuna vera novità, almeno sul piano dell’informazione, che dovrebbe restare la mission principale dell’azienda”, dice il presidente dell’associazione Massimiliano Dona, che torna sul contratto milionario accordato al presentatore Fabio Fazio. “Il contratto del conduttore Fabio Fazio da 2,8 milioni a stagione è inaccettabile per il servizio pubblico almeno tanto quanto la dichiarazione di ieri della presidente della Rai, Monica Maggioni, secondo la quale l’azienda non avrebbe retto in termini di sistema nel caso il conduttore fosse transitato in un’altra emittente – dice Massimiliano Dona – Nessuno è insostituibile, come dimostra la storia della tv. In ogni caso se la più grande azienda di comunicazione d’Italia dipendesse davvero da un solo uomo, saremmo tutti nei guai e vorrebbe dire comunque che la Maggioni non sta svolgendo bene il suo compito. Per questo chiediamo le sue dimissioni”.
