Antitrust multa Poste per 540 mila euro
Spiacenti, non c’è il modulo per la Posta raccomandata o il Pacco ordinario. Conseguenza: l’utente passa a servizi postali più costosi. È questa la pratica che l’Antitrust ha contestato a Poste Italiane, multate per 540 mila euro.Le contestazioni dell’Autorità riguardano la mancata prestazione, in alcuni uffici postali, del servizio di ‘Posta raccomandata’ e di ‘Pacco ordinario’, pubblicizzati sul sito internet, in ragione dell’indisponibilità della relativa modulistica. Gli utenti veniva indirizzati così verso l’utilizzo di servizi di categoria economica superiore, quali ‘Posta raccomandata 1’ e ‘Paccocelere 3’. Due le sanzioni, una di 280 mila euro e una di 260 mila euro, per pratiche commerciali scorrette.
Dal procedimento, afferma l’Antitrust nell’odierno bollettino, “emerge la reiterata indisponibilità della modulistica relativa ai servizi postali in questione in diversi uffici postali dislocati su tutto il territorio nazionale”. All’Autorità sono giunte segnalazioni di diversi consumatori che hanno lamentato l’irreperibilità in diversi uffici postali di Napoli dei moduli previsti per l’invio della Posta raccomandata e la conseguente impossibilità di usufruire del servizio postale in questione, nonché il dirottamento da parte degli addetti allo sportello verso il più costoso servizio di Posta raccomandata 1. Analoghe condotte – spiega l’Antitrust – sono state riscontrate da altri consumatori con riferimento ad alcuni uffici postali di Avellino, Roma, Como, Milano e Cagliari, presso i quali il servizio Pacco ordinario sarebbe risultato indisponibile per carenza dell’apposita modulistica e gli operatori avrebbero indirizzato i consumatori verso l’utilizzo del più oneroso servizio Paccocelere 3.
Per l’Antitrust, quello che si è verificato è in sostanza un reindirizzamento da prodotti del servizio postale universali a prodotti a valore aggiunto, motivato con la mancanza dei moduli necessari. L’Autorità rileva che questa condotta è stata attuata sia per il servizio di Posta raccomandata che per quello di Pacco ordinario, e che “a tale risultanza è possibile giungere dall’esame della documentazione afferente i reclami dei consumatori là dove si rinviene che nella realtà la mancanza di modulistica non sussisteva presso gli uffici postali interessati, ma quest’ultima veniva indicata dagli operatori di sportello al solo fine di proporre i prodotti di categoria economica superiore”. Di più: per l’Antitrust, “è possibile rilevare che gli uffici postali sono stati invitati dalle strutture centrali o dalle rispettive aree territoriali a porre in essere azioni di switch dalla “Raccomandata Nazionale” alla “Raccomandata 1” e dal “Pacco ordinario” ai pacchi cc.dd. a valore aggiunto”.