Fuori dai radar dei media le crisi umanitarie non esistono. Non esistono agli occhi del mondo esterno milioni di persone che vivono la guerra o la povertà estrema, la mancanza d’acqua e di cibo o la violenza. Lontano dalle telecamere si soffre nel silenzio. “Suffering in silence” è il rapporto dell’organizzazione umanitaria Care che evidenzia le crisi umanitarie meno conosciute, quelle che quasi mai ricevono attenzione da parte dei media. Fra le dieci crisi dimenticate nel 2017 c’è al primo posto la crisi umanitaria in Corea del Nord. “Molti si sono focalizzati sulla minaccia nucleare tralasciando completamente la crisi umanitaria”, dicono dall’organizzazione. Tra le altre crisi che raramente trovano spazio nei media, quelle in Eritrea, Burundi, Sudan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Bacino del Lago Chad (Niger, Camerun, Chad), Vietnam e Perù.

In Perù, ad esempio, c’è stata la peggiore alluvione degli ultimi decenni. In Mali più di 900 mila persone non hanno accesso all’acqua potabile. Il Sudan vive da 13 anni fame e guerra. In Burundi più di due milioni  e mezzo di persone, pari al 27% della popolazione,  non sa come nutrire la propria famiglia e oltre 400.000 persone, metà dei quali bambini, sono fuggitela dalle violenze e dalle terribili condizioni umanitarie per cercare sicurezza nei paesi vicini.

In Eritrea si scappa dalla siccità e dalla repressione: più di 700 mila persone soffrono la siccità e la mancanza di risorse alimentari. Della Corea del Nord si sa ben poco della situazione umanitaria: le Nazioni Unite stimano che 18 milioni di persone, il 70% della popolazione, vivano nell’insicurezza alimentare e dipendano dall’aiuto alimentare governativo. Quanti però sono a conoscenza di tutto questo?

“Siamo tutti consapevoli del fatto che una singola foto può richiamare l’attenzione di tutto il mondo su un unico problema. Ma le persone dei Paesi analizzati nel report di CARE sono ben lontane dalle telecamere e dai microfoni di tutto il mondo – ha detto dice Laurie Lee, Segretario Generale ad interim di CARE International –  Queste crisi potranno non essere sulle prime pagine dei giornali, ma ciò non significa che possiamo dimenticarcene.

Le crisi dimenticate sono anche quelle che ricevono meno risorse per aiuti umanitari. C’è un collegamento fra attenzione mediatica e fondi donati per gli aiuti umanitari. “I media giocano un ruolo fondamentale nell’attrarre l’opinione pubblica su quelle crisi dimenticate e trascurate – ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Nonostante le conseguenze dei conflitti ricadano tragicamente su milioni di vite umane, persiste il divario tra i bisogni umanitari e i fondi a disposizione. Le previsioni per il 2018 non sono buone, resta ancora debole la volontà politica di risolvere i conflitti e affrontare le cause che li generano, quali mancanza di governance, aumento della povertà, disuguaglianza e cambiamento climatico. I leader politici devono fare un passo in avanti e farsi carico della responsabilità di affrontare le crisi oggi dimenticate.”

 

Notizia pubblicata il 24/01/2018 ore 17.37


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