È attesa per la prossima settimana la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea sul caso Schrems. Sul tavolo ci sono Facebook, le politiche di privacy adottate e la competenza giurisdizionale a convenire in giudizio Facebook in un’azione collettiva che metta insieme più consumatori. Di cosa stiamo parlando? Maximilian Schrems è un cittadino austriaco che negli anni ha assunto diverse iniziative nei confronti di Facebook, contestandone le politiche di privacy.

Sulle sue sue azioni giudiziarie contro Facebook Ireland ha pubblicato due libri, tenuto lezioni (talvolta remunerate), registrato vari siti web, blog, petizioni online, campagne di raccolta di fondi. A lui si deve, nell’ottobre 2015, l’annullamento della decisione della Commissione europea sul “Safe Harbour” da parte della Corte di Giustizia: nella sentenza, la Corte ha dichiarato invalida la decisione della Commissione che aveva ritenuto l’esistenza, negli Stati Uniti, di un livello adeguato di protezione dei dati personali trasferiti.

Ora Schrems è impegnato in una causa risarcitoria contro Facebook Ireland, promossa davanti ai giudici austriaci, non solo a titolo personale ma anche per altri utenti di Facebook. Quest’ultima però  ha eccepito la carenza di giurisdizione del giudice austriaco in favore di quello irlandese.

La Corte di Giustizia si deve dunque pronunciare sullo status di consumatore di Schrems. La sentenza della Corte, si legge in una nota, dovrà stabilire se un «consumatore» perda tale status nel caso in cui, a seguito del prolungato uso di un account Facebook privato connesso all’esercizio di propri diritti, pubblichi libri, tenga conferenze anche a titolo oneroso, gestisca siti web, raccolga fondi per l’esercizio dei diritti e ottenga la cessione di diritti di numerosi consumatori garantendo loro la partecipazione agli eventuali benefici derivanti dal positivo esito dell’azione giudiziaria. E dovrà stabilire se un consumatore possa far valere anche analoghi diritti di altri consumatori, qualora agisca in giudizio avendo ottenuto la cessione di tali diritti.

L’interpretazione proposta dall’avvocato generale della Corte lo scorso novembre (la Corte è ora chiamata a deliberare) è che Schrems sia consumatore solo nel momento in cui difende i propri diritti e non abbia questa qualifica in relazione ai diritti di altri utenti. Secondo l’avvocato generale, Schrems può avvalersi del suo status di consumatore per convenire in giudizio Facebook Ireland davanti alla giustizia austriaca riguardo all’uso privato del suo account Facebook, ma non può invocare lo status di consumatore per altre persone che gli abbiano ceduto i diritti in un’azione collettiva. In pratica Schrems può continuare la sua azione legale in Austria contro Facebook Ireland ma non può farla valere come azione di classe. Bisognerà ora vedere se la Corte confermerà questa interpretazione.

 

@sabrybergamini


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