Si rafforzano, ma continuano a non bastare per tutti gli italiani che ne avrebbero bisogno, le misure messe in campo dal governo contro la povertà. Allo stato attuale, riceveranno il Rei solo 1,8 milioni di individui, cioè il 38% del totale della popolazione in povertà assoluta: pertanto il 62% delle persone che vivono in estrema difficoltà ne rimarrà escluso. Il 41% dei minori in povertà assoluta non sarà raggiunto dalla misura al suo avvio. Troppo poco rispetto alle necessità. Per rendere davvero universale lo strumento servirebbero molti più fondi, considerando che nel nostro Paese a trovarsi in condizioni di povertà assoluta sono 4,75 milioni di italiani, il 7,9% della popolazione complessiva.

A poche settimane dall’approvazione della prima misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta, Fondazione L’Albero della Vita organizza una giornata di confronto e discussione su uno degli aspetti della povertà non ancora del tutto esplorato in tutti i suoi aspetti: quella dei minori.

Quello che si sta prendendo in considerazione è un fenomeno assolutamente primario del nostro Paese. In Italia, infatti, 1 milione 292 mila bambini si trovano in condizione di povertà assoluta. 1 bambino su 8. Una condizione di deprivazione che in età infantile ha effetti immediati molto più ampi e gravi che in età adulta e che impatta in maniera devastante su quelli che sono gli scenari futuri del nostro Paese dal punto di vista sociale e socio-economico. Non agire nel presente sulle condizioni che affliggono i bambini pone un’ipoteca su quello che sarà il futuro di un’intera generazione.

Il Rei è una grande conquista che ha il sapore del riconoscimento di dignità e di cittadinanza”, dichiara Ivano Abbruzzi, presidente di Fondazione L’Albero della Vita, “Perché segni un reale passo di discontinuità con le logiche assistenziali del passato occorre che il sistema di inclusione attiva funzioni davvero. È necessario capitalizzare i maggiori sforzi di tutti i livelli istituzionali per la riuscita di questo nuovo modello di contrasto alla povertà. È infatti indispensabile dar vita a un sistema di intervento sociale che promuova l’empowerment dell’intero nucleo familiare a partire dai genitori e che metta al centro il benessere, i diritti e le opportunità di sviluppo dei soggetti di minore età, veri beneficiari di qualsiasi misura”.

Nella pluralità di bisogni che emergono dalla conformazione che la povertà ha assunto nelle società moderne”, dichiara Patrizio Paoletti, presidente della Fondazione Patrizio Paoletti per lo Sviluppo e la Comunicazione, “è importante sottolineare la centralità di lavorare sullo sviluppo delle leve per il cambiamento. Occorre incontrare le famiglie – genitori e figli – sul terreno dei potenziali e delle aspirazioni, sulle risorse che possono essere messe in gioco per un progetto di uscita dalla povertà. Con le famiglie il lavoro mirerà allora allo sviluppo di consapevolezze, al rafforzamento della capacità di ripensarsi e prefigurare nuovi scenari e allo stabilirsi di relazioni capaci di rafforzare resilienza. È questa attivazione, questo movimento verso la ricerca e la generazione di nuove opportunità, che consentirà di valorizzare al massimo le risorse economiche, sociali e lavorative che i territori sanno mettere a disposizione per fare avanzamenti significativi in un percorso di uscita dalla condizione di povertà”.


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