Dalle politiche climatiche ad un piano 5.0 per l’economia circolare, dalla fiscalità green alla rigenerazione urbana con una road map 2030 per la mobilità sostenibile e la lotta all’inquinamento passando per il Mediterraneo e il rilancio della cooperazione internazionale. Legambiente presenta sfide e idee green per la nuova legislatura e lancia un appello ai candidati politici: “La politica non sfugga alle sue responsabilità. L’ambiente rappresenta una grande opportunità per un’Italia che scommette su qualità e innovazione, lavoro e riduzione delle disuguaglianze”.

I temi che si propongono di mettere al centro del confronto vedono l’ambiente intrecciarsi con le grandi questioni dell’attualità e del futuro del Paese. Le proposte green lanciate dall’associazione si fondano sulla convinzione che se si intervenisse sulla fiscalità con obiettivi ambientali, sugli sprechi e fermando le infrastrutture inutili, si avrebbero tutte le opportunità per un rilancio del Paese e con ricette attuabili al Sud, come nelle città e nelle aree interne.

Il documento “Le sfide ambientaliste per la nuova legislatura” redatto da Legambiente è stato presentato oggi a Roma nel corso di una tavola rotonda.

Le nostre proposte”, dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “puntano a coinvolgere cittadini e imprese, territori e mettono in moto innovazione e ricerca applicata, nuovo lavoro, perché premiano il recupero di materiali e di luoghi muovendo una nuova economia nelle città e nei territori, nelle forme dello sharing. Davvero non esistono ragioni economiche o vincoli di bilancio che possano fermare scelte indispensabili di innovazione e riqualificazione ambientale. Quello che chiediamo alla politica è di avere il coraggio di aggredire gli enormi sprechi, le scelte infrastrutturali sbagliate, l’illegalità e le rendite a danno dell’ambiente che impediscono una corretta gestione delle risorse naturali e dei beni comuni”.

Per Legambiente, la Penisola ha bisogno di mettere in moto idee e di aprire un dibattito che coinvolga tutti gli attori della società, perché senza un confronto o rinviando le scelte l’avranno vinta i soliti interessi, rimarranno indietro i territori e le persone più in difficoltà e si rafforzeranno paure e ricette populiste e razziste.

I cambiamenti climatici sono l’emergenza del tempo che viviamo e producono conseguenze sempre più devastanti in tutto il mondo. I costi degli eventi estremi legati al clima dal 1980 al 2013 in Europa, sono stati valutati dall’Agenzia europea per l’Ambiente pari a 400 miliardi di euro e nei prossimi anni è previsto un aumento esponenziale in assenza di interventi.

L’Italia potrebbe giocare da protagonista anche in un contesto più ampio come quello europeo, sia come ponte tra l’Europa e il Mediterraneo sia nel contribuire a quella rivoluzione energetica incentrata sulle rinnovabili al centro degli Accordi di Parigi. Una sfida – tecnologica, politica, sociale – che sarebbe a portata di mano nel Mediterraneo per le potenzialità di solare e eolico e per la riduzione dei costi degli impianti.

Per questo, tra le proposte, l’associazione sostiene anche quella di una cooperazione internazionale che abbia come priorità il Mediterraneo e i cambiamenti climatici prevedendo interventi capaci di dare una risposta alla sfida climatica, alla quale si deve contemporaneamente affiancare l’impegno dell’Italia per superare un quadro normativo arretrato in materia di diritti e di sistema di accoglienza.


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