Politiche 2018, Legambiente: le sfide ambientaliste per la prossima legislatura
Dalle politiche climatiche ad un piano 5.0 per l’economia circolare, dalla fiscalità green alla rigenerazione urbana con una road map 2030 per la mobilità sostenibile e la lotta all’inquinamento passando per il Mediterraneo e il rilancio della cooperazione internazionale. Legambiente presenta sfide e idee green per la nuova legislatura e lancia un appello ai candidati politici: “La politica non sfugga alle sue responsabilità. L’ambiente rappresenta una grande opportunità per un’Italia che scommette su qualità e innovazione, lavoro e riduzione delle disuguaglianze”.
I temi che si propongono di mettere al centro del confronto vedono l’ambiente intrecciarsi con le grandi questioni dell’attualità e del futuro del Paese. Le proposte green lanciate dall’associazione si fondano sulla convinzione che se si intervenisse sulla fiscalità con obiettivi ambientali, sugli sprechi e fermando le infrastrutture inutili, si avrebbero tutte le opportunità per un rilancio del Paese e con ricette attuabili al Sud, come nelle città e nelle aree interne.
Il documento “Le sfide ambientaliste per la nuova legislatura” redatto da Legambiente è stato presentato oggi a Roma nel corso di una tavola rotonda.
“Le nostre proposte”, dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “puntano a coinvolgere cittadini e imprese, territori e mettono in moto innovazione e ricerca applicata, nuovo lavoro, perché premiano il recupero di materiali e di luoghi muovendo una nuova economia nelle città e nei territori, nelle forme dello sharing. Davvero non esistono ragioni economiche o vincoli di bilancio che possano fermare scelte indispensabili di innovazione e riqualificazione ambientale. Quello che chiediamo alla politica è di avere il coraggio di aggredire gli enormi sprechi, le scelte infrastrutturali sbagliate, l’illegalità e le rendite a danno dell’ambiente che impediscono una corretta gestione delle risorse naturali e dei beni comuni”.
Per Legambiente, la Penisola ha bisogno di mettere in moto idee e di aprire un dibattito che coinvolga tutti gli attori della società, perché senza un confronto o rinviando le scelte l’avranno vinta i soliti interessi, rimarranno indietro i territori e le persone più in difficoltà e si rafforzeranno paure e ricette populiste e razziste.
I cambiamenti climatici sono l’emergenza del tempo che viviamo e producono conseguenze sempre più devastanti in tutto il mondo. I costi degli eventi estremi legati al clima dal 1980 al 2013 in Europa, sono stati valutati dall’Agenzia europea per l’Ambiente pari a 400 miliardi di euro e nei prossimi anni è previsto un aumento esponenziale in assenza di interventi.
L’Italia potrebbe giocare da protagonista anche in un contesto più ampio come quello europeo, sia come ponte tra l’Europa e il Mediterraneo sia nel contribuire a quella rivoluzione energetica incentrata sulle rinnovabili al centro degli Accordi di Parigi. Una sfida – tecnologica, politica, sociale – che sarebbe a portata di mano nel Mediterraneo per le potenzialità di solare e eolico e per la riduzione dei costi degli impianti.
Per questo, tra le proposte, l’associazione sostiene anche quella di una cooperazione internazionale che abbia come priorità il Mediterraneo e i cambiamenti climatici prevedendo interventi capaci di dare una risposta alla sfida climatica, alla quale si deve contemporaneamente affiancare l’impegno dell’Italia per superare un quadro normativo arretrato in materia di diritti e di sistema di accoglienza.
