Contrasto ai cambiamenti climatici, decarbonizzazione, partecipazione democratica alle scelte strategiche del paese, impegni più vincolanti per il rispetto degli obiettivi di Parigi e giustizia ambientale: sono le richieste della Coalizione Clima, che in vista delle prossime elezioni politiche del 4 marzo ha stilato un documento con una serie di proposte rivolte a partiti e coalizioni per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione verso un’economia decarbonizzata. “In pericolo c’è la sicurezza di intere popolazioni e territori che in ogni area del pianeta devono affrontare questioni di giustizia climatica”, dice la Coalizione Clima, che mette insieme oltre 200 realtà tra organizzazioni del Terzo settore, sindacati, imprese, scuole e università.

Si legge nel documento: “Oggi esistono le conoscenze e le soluzioni tecnologiche per sviluppare un’economia fossil free, che apre prospettive di nuovi settori produttivi con importanti ricadute occupazionali e che può dare vita a una nuova democrazia energetica. Ciò nonostante siamo colpevolmente in ritardo nel processo di decarbonizzazione e siamo molto distanti dal raggiungere l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5°C, come stabilito nell’Accordo di Parigi sul clima e negli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile. Ci sono approcci sostenibili e innovativi in settori tradizionali che, applicando i principi dell’economia circolare, danno un contributo importante all’uso razionale delle risorse e alla riduzione della CO 2. Allo stesso tempo sono essenziali nuovi modelli di comportamento e di stile di consumo dei cittadini”. Mancano però, prosegue la Coalizione, scelte politiche nazionali ambiziose. Da qui le proposte avanzate ai partiti che si candidano a governare l’Italia, perché si affermi la lotta ai cambiamenti climatici e si costruisca nuova occupazione e giustizia sociale.

Quali le proposte? Si parte da un processo di “giusta transizione” verso un’economia a zero emissioni di carbonio, che preveda opportunità di lavoro nei settori che riducono le emissioni, favoriscano piani di adattamento ai cambiamenti climatici, forniscano sostegno al reddito, riqualificazione e reinserimento dei lavoratori che perderanno il proprio lavoro nel settore fossile e che sostengano l’innovazione tecnologica. Coalizione Clima chiede poi di confermare l’impegno dell’Italia a uscire dal carbone entro e non oltre il 2025, come previsto da Strategia energetica nazionale, e propone che gli investimenti siano indirizzati verso una completa decarbonizzazione e dunque verso efficienza energetica ed energie rinnovabili.

Altro punto toccato dalla Coalizione è la necessità che l’Italia assuma un ruolo importante nelle politiche europee dedicate a clima e ambiente. “Poco dopo le elezioni – si legge nel documento – il nuovo governo dovrà discutere alcuni importanti aspetti di un pacchetto di misure che deciderà il futuro energetico dell’Italia e dell’Europa fino al 2030. Chiediamo che l’Italia assuma una posizione di leadership, chiedendo di innalzare il livello dell’ambizione per quanto riguarda il taglio delle emissioni di CO 2, la quota di produzione da fonti rinnovabili e l’incremento dell’efficienza energetica. Inoltre è importante che il futuro governo si schieri a favore dell’autoproduzione e dell’autoconsumo, assicurando sostegno a tutti quei cittadini che vogliano produrre “in casa” e da fonti rinnovabili almeno parte dell’energia che consumano. Infine, l’Italia deve assolutamente prendere una posizione contro nuovi incentivi alle fonti fossili”.

La sigla propone poi un intervento pubblico per l’economia sostenibile, con investimenti finalizzati a ricerca e sviluppo, alla realizzazione di infrastrutture per le energie rinnovabili e all’efficienza energetica. Tutto questo attraverso una “riforma fiscale ambientale” che “orienti il mercato verso produzioni e consumi sostenibili, che contenga il riordino degli incentivi, una green tax o carbon tax, l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili (ben 16 miliardi annui), la revisione dell’utilizzo dei proventi delle aste del sistema ETS di scambio delle quote di carbonio, la finalizzazione della tassa sulle transizioni finanziarie, il taglio delle spese militari, il recupero delle esternalità negative derivanti dagli impatti negativi sulla salute. Allo stesso tempo andranno premiate le scelte virtuose di alcuni settori che finora non hanno beneficiato di alcun sostegno”.

Altra proposta è quella di diffondere  la cultura della sostenibilità attraverso la formazione, l’educazione, la riqualificazione professionale. Capitolo importante è la rivendicazione della necessità di partecipazione democratica alle scelte strategiche del paese, col coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali e della società civile. “La partecipazione democratica – si legge nel documento – deve essere garantita sia per la realizzazione di grandi opere e infrastrutture comprese quelle energetiche, che per le scelte strategiche, come sono state la SEN, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, o il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima o il piano per la decarbonizzazione. Nel caso di realizzazione di opere, il percorso partecipativo non si deve limitare alla valutazione di alternative progettuali, ma deve poter valutare necessità e impatti. Un vero processo di democrazia partecipativa, che preveda anche la possibilità di totale rigetto del progetto, la possibilità di fare modifiche o di percorrere scelte strategiche e soluzioni totalmente diverse”.

Coalizione Clima chiede infine maggiore ambizione da parte dell’Italia e dell’Europa per la giustizia climatica. “L’Accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile sottolineano l’importanza di contribuire a un partenariato internazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra e per l’adattamento al cambiamento climatico delle popolazioni più povere e vulnerabili: l’Italia non può sottrarsi. Gli impegni di riduzione delle emissioni nazionali (NDCs) assunti dai vari Paesi non sono complessivamente in grado di garantire l’obiettivo di mantenere l’aumento di temperatura al di sotto dei 2°C. Ecco perché occorrono impegni più stringenti e ambiziosi”. Questo significa che bisogna definire obiettivi vincolanti, mettere al bando le armi nucleari, aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo.


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