Serve un accordo globale fra i paesi di tutto il mondo per dire basta entro il 2030 alla dispersione di plastica in mare. In acqua non ci sono confini. I rifiuti prodotti da un paese possono finire ovunque nel mondo. Per combattere l’invasione della plastica nel mare e negli oceani serve dunque un’azione globale e condivisa a livello internazionale. L’allarme sta tutto in pochi numeri: ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani e, se non saranno presi provvedimenti, entro il 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesce.

Per questo il WWF ha lanciato una petizione mondiale contro l’inquinamento da plastica. “Per anni questo problema è stato ignorato – si legge nell’appello – Oggi, abbiamo urgente bisogno che le Nazioni Unite stringano un Accordo per porre fine alla dispersione di plastica in mare entro il 2030”. Deve essere stipulato un trattato globale, dettagliato, con obblighi chiari e precisi su prevenzione, controllo e rimozione dell’inquinamento marino da plastica dagli oceani del mondo. L’accordo dovrà definire obiettivi stringenti per ogni singolo Paese, di riduzione dell’inquinamento da plastica, e vincolare i Paesi a creare piani d’azione nazionali per raggiungere gli obiettivi di lotta alla plastica.

“L’inquinamento marino dovuto alla plastica è un problema globale e transfrontaliero- evidenzia il WWF – Grandi rifiuti di plastica o microplastiche sono stati rilevati in ogni angolo degli oceani e del Pianeta, senza che confini nazionali possano trattenerli. I rifiuti di plastica prodotti da ogni Paese possono finire virtualmente ovunque nel mondo. Questo è il motivo per cui il problema dell’inquinamento marino da plastica non può essere risolto a livello nazionale o regionale o solo con misure volontarie. Richiede un’azione coordinata, una responsabilità condivisa e un approccio comune”.

La petizione, promossa dal WWF all’insegna degli hashtag  #StopPlasticPollution e #plasticfree, invita i cittadini a chiedere ai capi di stato di stipulare un Global Deal giuridicamente vincolante fra Paesi delle Nazioni Unite per fermare la dispersione di plastica in natura entro il 2030. È il primo passo, spiega il WWF, di una campagna globale dell’associazione. Anche in Italia ci saranno  molti appuntamenti di sensibilizzazione.

Fra l’altro proprio il Mediterraneo rappresenta “un’area trappola” con livelli record di inquinamento da microplastiche che minacciano la vita marina e la salute umana. I numeri diffusi dal WWF sono impietosi: è pari al 95% la percentuale di plastica contenuta nei rifiuti del Mar Mediterraneo che soffoca habitat e specie. Nel Mediterraneo c’è una concentrazione di microplastiche record, pari a  1,25 milioni di frammenti per km2, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’isola di plastica del Pacifico settentrionale. Oltre il 90% dei danni provocati dai rifiuti alla fauna selvatica è dovuto alla plastica. Sono 134 le specie marine vittime di ingestione da plastica nel Mediterraneo: fra tutte la tartaruga marina, che scambia i sacchetti di plastica per prede. L’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo. E gli italiani ogni anno consumano 2,1 milioni di tonnellate di imballaggi di plastica.

“L’emergenza della plastica negli oceani è  fuori controllo , in 50 anni abbiamo compromesso l’ecosistema più  importante del pianeta, ignorandone le conseguenze. Ora sappiamo che è necessario agire rapidamente e concretamente per  fermare la silenziosa invasione di plastica che minaccia gli oceani e i mari di tutto il pianeta  – ha dichiarato Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia – Come associazione  abbiamo preso un impegno che ci vedrà coinvolti in maniera globale nei prossimi mesi : così come è accaduto per il clima, tutti i paesi che siedono in ambito ONU devono stringere un Accordo per porre fine alla dispersione di plastica in mare entro il 2030”.

La stessa Italia, riconosce il WWF, ha fatto molto contro l’inquinamento da plastica: ha vietato l’utilizzo di shopper di plastica per la spesa dal 1° gennaio 2011, dall’inizio del 2018 ha vietato l’uso di sacchetti di plastica ultraleggeri per gli alimenti, dal 1° gennaio 2019 è vietato l’uso di bastoncini cotonati non biodegradabili e dal 1° gennaio 2020 l’uso di microplastiche nei cosmetici. Quello che si chiede al Paese è di rafforzare la sua leadership su scala europea, sposando le richieste della petizione globale.

In una petizione lanciata lo scorso anno, che ha raccolto oltre 600 mila firme, il WWF ha infatti chiesto di anticipare nell’atteso provvedimento “salvamare” proposto dal Governo i contenuti della nuova direttiva comunitaria –  nella sua fase conclusiva di approvazione –  che  prevede la messa al bando di 10 prodotti di plastica monouso. Il WWF nella sua petizione italiana contro l’inquinamento da plastica chiede che nella nuova normativa sia introdotta una cauzione sugli imballaggi monouso che stimoli i consumatori a riconsegnare i piccoli imballaggi di plastica a circuiti ben congegnati che favoriscano il loro riciclaggio – con l’obiettivo del 100% di imballaggi in plastica riciclabili o riutilizzabili entro il 2030. E chiede di mettere fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti) entro il 2025, confermando il divieto delle microplastiche  nei cosmetici dal primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018.

 

Notizia pubblicata il 07/02/2019 ore 17.44


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