Sulla sanità italiana pesano liste d’attesa e costi a carico dei pazienti.  L’accesso alle cure e alle prestazioni sanitarie è il problema più segnalato dai cittadini. Una sanità niente affatto a portata di mano, se nel 2017 quasi quattro segnalazioni su dieci ricevute da Cittadinanzattiva (il 37,3%, in aumento del 6% rispetto al 2016) riguardano la difficoltà di accesso ai servizi sanitari. Se si considera il peso delle liste di attesa e i costi a carico dei pazienti, specialmente per ticket, farmaci e prestazioni in intramoenia, si comprende quanto sia ancora difficile curarsi in Italia.

Il dato emerge dal Rapporto Pit Salute “Tra attese e costi, il futuro della salute in gioco” presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Fra le segnalazioni dei cittadini aumentano anche quelle relative all’assistenza territoriale mentre diminuiscono le segnalazioni di presunti errori medici.

L’accesso alle cure è la prima voce segnalata dai cittadini. E qui cresce il peso delle liste d’attesa, quelle che raccolgono il disagio maggiore (56% dei problemi di accesso) e il peso di ticket ed esenzioni (30,3% delle segnalazioni). Si attende soprattutto per visite specialistiche (39%) e interventi di chirurgia (30%), poi per esami diagnostici (20,8%) e per chemioterapia e radioterapia, in cui le segnalazioni arrivano al 10% con un aumento del 100% rispetto all’anno precedente. Bisogna aspettare 15 mesi per una cataratta, 13 mesi per una mammografia, 12 mesi per una risonanza magnetica. Vanno sotto l’anno di attesa la tac e la protesi d’anca (10 mesi) e l’ecodoppler (9 mesi di attesa) mentre rispetto al 2016 scendono le liste di attesa (ma sempre di tanti mesi si parla) per le visite neurologiche, che richiedono di aspettare in media 10 mesi invece di 12, per quelle cardiologiche che passano da 12 mesi a 9 mesi e per quelle oncologiche, da 10 a 8 mesi.

Sostiene Anna Lisa Mandorino, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva: “Il report si basa su eventi sentinella. Il problema della sanità è chiaro: si tratta soprattutto di un problema legato ai tempi di accesso e ai costi della sanità”. A 40 anni dalla nascita del Servizio Sanitario Nazionale “il problema più grande è di accesso rispetto ai tempi e ai costi. Il tema centrale del nostro lavoro deve essere di lotta alle disuguaglianze”. L’approccio al SSN, spiega Mandorino, è “come quello dei matrimoni di lungo corso: troppo spesso diamo per scontato il SSN che assicura un certo tipo di qualità e prestazioni. Dall’altro c’è il problema di una dismissione di fatto del SSN” che avviene se l’accesso diventa più complicato. “Il futuro della salute è in gioco”, spiega Mandorino, è un titolo che ha una accezione negativa legata all’accesso e alle disuguaglianze; ha anche una accezione positiva perché “futuro contiene un’idea del SSN che è innovazione. Va innovato per renderlo ancora più presente ed efficace. Salute è parola che ha dentro il grande tema della prevenzione”.

Il focus sui costi a carico dei cittadini evidenzia che aumentano i costi per i farmaci e le prestazioni in intramoenia. Il tema più segnalato dai cittadini nell’ambito dei costi è quello relativo al costo dei ticket per esami diagnostici e visite specialistiche, che arriva al 30,9% di segnalazioni. “L’accesso alle visite e agli esami – si legge nel report – è, quindi, per molti cittadini, ancora un problema di natura economica, soprattutto per chi non ha facilitazioni di tipo economico, quali esenzioni o coperture private”. La seconda voce relative ai costi che i cittadini affrontano in sanità riguarda i farmaci, con un aumento delle segnalazioni che passano dal 19,4% del 2016 al 23,8% del 2017. Il costo di un farmaco è “una spesa fissa e costante” per chi fronteggia patologie croniche. I costi segnalano al terzo posto quelli per l’intramoenia, con le segnalazioni che arrivano al 14,6%. Aumenta il numero di cittadini che accedono all’intramoenia e che, quando non riescono a pagarne i costi, rinunciano alle cure. Per la Procreazione medicalmente assistita, ci sono difformità regionali, lunghe liste di attesa, costi che spesso sono elevati.

Circa il 15% dei cittadini segnala poi carenze nell’assistenza territoriale di base. In particolare, incontrano difficoltà nell’assistenza primaria di base, quella erogata da medici di famiglia, pediatri e guardia medica: i cittadini segnalano soprattutto rifiuto delle prescrizioni, inadeguatezza degli orari, sottostima del problema segnalato dal paziente. In lieve calo ci sono invece le segnalazioni su invalidità e handicap (12,2%): i problemi segnalati riguardano per la metà la lentezza dell’iter burocratico, seguito dall’esito negativo degli accertamenti e dei tempi lunghi per l’erogazione dei benefici e delle agevolazioni. Per tutto l’iter, dalla prima visita al beneficio economico, si attende anche un anno.

 

@sabrybergamini

 

Notizia pubblicata il 11/12/2018 ore 17.34


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