Pinoli italiani, pakistani e cinesi, a ognuno la sua qualità e il suo prezzo!
Difficile immaginare le coste italiane e mediterranee senza il Pinus pinea, ovvero il pino domestico. Un po’ come la vite e l’olivo, questo albero (insieme al pino marittimo) rappresenta il nostro territorio e la nostra gastronomia. I pinoli mediterranei, con il loro tipico gusto resinoso e pastoso, sono protagonisti di molte preparazioni e ricette. Prima fra tutte il “pesto alla genovese”, il cui disciplinare elenca con cura gli ingredienti e le loro origini: il Basilico genovese DOP, “Parmigiano Reggiano” o “Grana Padano” DOP, olio extra vergine di oliva e sale italiani, aglio e “pinoli ottenuti da Pinus Pinea che devono essere prodotti nell’area mediterranea”.
Il consumatore può acquistare i pinoli sgusciati e venduti in bustine con diverse offerte di peso. I prezzi in commercio variano dalle 30 euro al chilo a oltre 100 euro al chilo. Raramente è riportata in etichetta la provenienza e la varietà e la dizione presente è solo “pinoli”. E allora, come mai questa differenza di prezzo?
Il dubbio è che nelle bustine di pinoli sgusciati siano mescolate diverse tipologie di pinoli con prezzi e qualità diversi. In commercio si trovano tre varietà di pinoli: i Mediterranei, derivanti dall’omonima area e dal Pinus pinea, i Cinesi provenienti da Cina, Russia Corea e i Pakistani dal Pakistan, Iran e Afganistan. “I pinoli mediterranei – spiega il produttore di pinoli italiani Ciavolino di Napoli – si riconoscono facilmente per il loro colore bianco avorio uniforme, mentre i prodotti di origine asiatica sono gialli ocra con punte scure. I pakistani hanno inoltre la forma allungata e affusolata. La differenza del gusto è evidente: i nostri pinoli ricordano i profumi resinosi del pino. I pinoli cinesi lasciano un retrogusto amaro e non sono oleosi mentre i pakistani sono più zuccherini e molto oleosi se non essiccati”. Scarica la foto delle tre varietà di pinoli
E le differenze di prezzo sono evidenti. La varietà Pinus Pumilia, proveniente dalla Cina o dal Pakistan, può costare al distributore 13,25 euro al chilo. Più cari i pinoli di provenienza dal Pakistan, rilavorati e lavati in Italia al costo di 25,75 euro al kg. Se l’origine è spagnola o italiana il prezzo lievita a oltre 46,50 euro al chilo. Con queste forbici di prezzo il vantaggio di mescolare diverse provenienze può essere notevole!
Il timore è che i pinoli non sia uguali solo dal punto di vista organolettico, ma anche sul fronte della sicurezza, perché probabilmente trattati con prodotti chimici vietati in Europa. “Tutti i prodotti confezionati commercializzati in Italia – ha precisato Dino Mastrocola, Professore di Tecnologie Alimentare presso l’Università di Teramo– devono riportare in etichetta l’elenco degli ingredienti in ordine decrescente, pertanto se non sono indicati additivi in etichetta (sigla E seguita da numero) o questi non sono presenti, oppure sono presenti ma non indicati e in quel caso si tratta di una “adulterazione” che però deve essere dimostrata attraverso appositi controlli ed analisi”.
In merito al possibile pericolo di micotossine, Mastrocola ha aggiunto “La frutta secca ha un basso contenuto in acqua pertanto durante lo stoccaggio è molto difficile che si possano avere sviluppi di muffe con conseguente produzione di micotossine. Se però durante le fasi di raccolta e di sosta pre confezionamento o a causa di non corrette pratiche di lavorazione il prodotto raggiunge livelli di umidità critici, in tutta la frutta secca è possibile avere attacchi fungini (muffe) con conseguente accumulo di micotossine, è pertanto necessario effettuare controlli. Ricordo che l’Italia è uno dei paesi nei quali il monitoraggio dei prodotti alimentari è molto elevato per verificare che il livello di tali metaboliti sia inferiore a 10 microgrammi per chilogrammo (limite massimo ammesso)”.
Ai consumatori che volessero prepararsi un pesto fatto in caso, il consiglio è quello di leggere attentamente l’etichetta della bustina di pinoli che si intende acquistare, facendo caso sia al prezzo al chilo che alla possibile indicazione della provenienza. Ma soprattutto osservate il contenuto, se i pinoli sono tutti simili per colore e forma potendo così valutare il rapporto varietà/prezzo!
A cura di Silvia Biasotto