L’Italia nel 2016 “ha messo nero su bianco come il Servizio Sanitario Nazionale intende occuparsi delle persone che soffrono di malattie croniche nel Piano Nazionale della Cronicità: ma l’implementazione va a rilento”. Tanto che solo cinque Regioni a oggi hanno recepito formalmente il Piano. A evidenziarlo è Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che oggi ha promosso il seminario “Piano Nazionale delle Cronicità: a che punto siamo”.

Il Piano nazionale della Cronicità, si legge nel documento datato 15 settembre 2016, “nasce dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale le attività in questo campo, proponendo un documento, condiviso con le Regioni, che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza”. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti che soffrono di malattie croniche. In Italia sono quasi 24 milioni di persone. Attraverso l’Intesa siglata nel 2016 tutte le Regioni e Province autonome si impegnano a recepire il documento con propri provvedimenti e a dare attuazione ai contenuti del Piano nei rispettivi ambiti territoriali, spiega Cittadinanzattiva,  “ma ad oggi le Regioni procedono in ordine sparso e si evidenziano ancora molte aree critiche nella gestione delle malattie croniche”.

L’associazione sottolinea che non sono stati stanziate risorse per l’attuazione del Piano. E spiega che “sebbene il Piano non abbia fondi ad hoc per la sua messa in atto, nelle sue premesse si sottolinea che è opportuno accedere ad altre fonti di finanziamento per la diffusione di strumenti e tecnologie ICT a supporto della cronicità: tra di esse i fondi del PON GOV Cronicità (le risorse per l’ICT in sanità) 2017-2023 pari a 21.154.946,00 euro. Il progetto però non sembra ancora essere partito”.

Sono solo cinque le Regioni che hanno recepito con proprio atto il Piano nazionale della cronicità: Umbria, Puglia, Lazio (da pochi giorni), Emilia Romagna, Marche. La Regione Toscana con Delibera n. 545/2017, che tra le premesse cita il Piano Nazionale, sta lavorando a “IDEA: Incontri Di Educazione all’Autogestione delle malattie croniche. Approvazione e destinazione risorse”. Il Piemonte ha un iter approvativo ancora in corso. La Lombardia ha un suo «Piano Regionale della Cronicità e Fragilità» e successivi provvedimenti attuativi.

Fra gli aspetti critici c’è anche il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti. Dice Cittadinanzattiva: “Nonostante Il Piano preveda un ruolo specifico delle associazioni e stabilisca inoltre che debbano esserci sedi e strumenti di confronto a livello nazionale, regionale e aziendale, non risulta, dalla lettura degli atti di recepimento regionali, che questi strumenti e sedi siano previste in maniera esplicita”.

L’attuazione del Piano in tutte le Regioni rappresenta uno strumento per ridurre le disuguaglianze nelle cure e garantire il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza, evidenzia l’associazione. E a distanza di un anno e mezzo dall’approvazione, “è preoccupante che siano solo 5 le Regioni ad averlo recepito formalmente. E’ necessario che velocemente tutte le Regioni si mettano in “regola” – dichiara Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato e Responsabile del Coordinamento Nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici di Cittadinanzattiva – Per questo chiediamo al Ministero della Salute che il recepimento e l’attuazione del Piano da parte delle Regioni sia riconosciuto come vero e proprio “adempimento LEA” oggetto di verifica da parte del Comitato nazionale e come indicatore da introdurre e verificare nel nuovo “Sistema nazionale di garanzia dei LEA”, ancora non attivo. Il coinvolgimento delle Associazioni di cittadini e pazienti nell’attuazione del Piano a livello regionale non può essere considerata dalle Regioni “opzionale” o attivabile a “convenienza” come sta accadendo nei fatti, ma al contrario rappresenta un elemento strutturale, di valore e qualità da garantire sempre in tutto il ciclo delle politiche sanitarie pubbliche. Infine bisogna accelerare sull’informatizzazione del SSN a partire dall’attuazione del PON GOV Cronicità 2017-2023 per l’ICT in sanità”.

 

Notizia pubblicata il 13/03/2018 ore 16.02


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)