Pesticidi nel piatto, lo stop è lontano
Su oltre 5 mila campioni di alimenti, il 41,3% contiene residui di fitofarmaci. La frutta è la categoria più colpita. Preoccupa il multiresiduo. Allarmano i dati sui sequestri dei pesticidi illegali. Il dossier “Stop pesticidi nel piatto” di Legambiente
Stop pesticidi nel piatto? Mica tanto. Su 5.233 campioni di alimenti analizzati il 41,3% contiene residui di fitofarmaci. La frutta è la categoria più colpita. Il 26,3% dei campioni analizzati contiene più di un residuo di fitofarmaci, con il rischio di “effetti additivi e sinergici che potrebbero compromettere la salute umana, in particolare nei casi di contaminazioni multiple come quelle rilevate in frutta e verdura”.
L’uso di insetticidi e fungicidi resta prevalente: la protezione delle colture è ancora molto legata a sostanze chimiche di sintesi.
Sono pochissimi invece i residui nei prodotti biologici, pari al 7% dei campioni analizzati, dovuti presumibilmente alla contaminazione accidentale. Un dato allarmante è che sono quasi raddoppiati nel 2023 i pesticidi illegali sequestrati in Europa.
È quanto emerge in sintesi dal dossier “Stop pesticidi nel piatto” pubblicato oggi da Legambiente e realizzato in collaborazione con Alce Nero.
«Il quadro che emerge dai dati è preoccupante – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente -, ma allo stesso tempo rappresenta un’opportunità per riconsiderare il nostro modello agricolo. La mancata adozione sia del Regolamento europeo sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (SUR) che di un nuovo Piano di Azione Nazionale (PAN), fermo alla versione del 2014, è un freno inaccettabile per il processo di transizione verso un’agricoltura più sicura e sostenibile. È altresì urgente introdurre una norma che regolamenti il multiresiduo per limitare l’accumulo di più pesticidi in un singolo prodotto alimentare, con il rischio di effetti dannosi per la salute umana».
Pesticidi nel piatto, preoccupazioni per il multiresiduo
I campioni di alimenti analizzati vengono sia dall’agricoltura convenzionale che da quella biologica.
Nel complesso le irregolarità sono pari all’1,3% – “una cifra contenuta ma non di certo rassicurante”, commenta Legambiente – mentre il 41,3% dei campioni presenta tracce di uno o più residui di fitofarmaci. Di questi, il 14,9% è classificato come monoresiduo, mentre il 26,3% rientra nella categoria multiresiduo. Quest’ultimo solleva preoccupazioni perché la presenza di molteplici residui in un unico alimento “può generare effetti additivi e sinergici, con potenziali danni per la salute umana”.
Tra gli alimenti più colpiti spicca la frutta, con il 74,1% di campioni contaminati da uno o più residui. Seguono la verdura (34,4%) e i prodotti trasformati (29,6%), con i peperoni (59,5%), seguiti da cereali integrali (57,1%) e dal vino (46,2%). L’uso di insetticidi e fungicidi, come Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil e Imazalil, resta prevalente e questo evidenzia quanto la protezione delle colture sia ancora fortemente legata a sostanze chimiche di sintesi.
Alcuni esempi sono poi emblematici (e inquietanti): su un campione di peperoncini sono stati trovati 18 residui diversi; due campioni di pesche si sono distinti per la presenza di 13 e 8 residui.
Gli alimenti più colpiti: frutta (74,1%), verdura (34,4%), prodotti trasformati (29,6%), peperoni (59,5%), cereali integrali (57,1%) vino (46,2%). L’uso di insetticidi e fungicidi resta prevalente: la protezione delle colture è ancora molto legata a sostanze chimiche di sintesi. pic.twitter.com/Sbug3FxTts
— Legambiente Onlus (@Legambiente) December 3, 2024
Passi avanti per olio e vino
Ci sono anche segnali incoraggianti, evidenzia però Legambiente. E vengono ad esempio dall’olio extravergine di oliva che “si distingue con altissime percentuali di campioni privi di residui, a conferma della sua eccellenza e del rigore produttivo che caratterizza questa filiera”.
Anche il vino mostra un trend in positivo: il 53,1% dei campioni analizzati è risultato privo di residui, contro il 48,8% dell’anno precedente. Diversa la storia raccontata dalla frutta: questa sconta anche condizioni climatiche che hanno favorito la proliferazione di micopatologie, portando gli agricoltori a un uso massiccio di anticrittogamici per salvare i raccolti.
Aumentano i sequestri di pesticidi illegali
Altro dato allarmante denunciato da Legambiente riguarda il fatto che sono quasi raddoppiati nel 2023 i pesticidi illegali sequestrati in Europa: 2.040 tonnellate di veleni fuorilegge intercettati dall’Europol grazie all’operazione “Silver Axe”, sviluppata in Italia dai Carabinieri forestali. La Cina rimane il primo paese di origine di questi prodotti ma dalle indagini stanno emergendo traffici importanti dalla Turchia.
La via del bio
Cosa fare contro i pesticidi nel piatto? Legambiente torna a ribadire l’appello a ridurre l’uso di fitofarmaci quale condizione necessaria per salvaguardare l’ambiente, la salute umana e la qualità delle produzioni. E ricorda che “l’agroecologia è l’unica via per tutelare gli ecosistemi e contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici”.
Sulla via del biologico, spiega Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente: «Una delle risposte all’allarme relativo all’uso dei fitofarmaci e alla necessità di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura è sicuramente l’agricoltura biologica, che rappresenta un modello virtuoso di transizione ecologica per le filiere produttive. Basti pensare che i residui nei prodotti biologici sono pochissimi (7% dei campioni analizzati) e dovuti presumibilmente alla contaminazione accidentale».
Per far crescere il bio e colmare il divario fra domanda e offerta, Gentili suggerisce di «introdurre strumenti che facilitino i consumatori (bonus per le categorie più fragili, mense bio in ospedali, scuole e università) e riducano i costi per i produttori, a partire dalla certificazione, favorendo l’accesso a pratiche agricole sostenibili. Oltre a questo, l’altra proposta cruciale riguarda l’approvazione di una legge contro le agromafie, che costituiscono una minaccia diretta alla legalità e alla sicurezza delle filiere agroalimentari, alimentando fenomeni come l’utilizzo di pesticidi illegali, il caporalato e i reati ambientali».
