Patatine fritte, intesa anticoncorrenziale? Antitrust avvia istruttoria verso Amica Chips e Pata (Foto Pixabay)

Le patatine fritte in busta finiscono nel mirino dell’Antitrust per presunta intesa anticoncorrenziale. L’Autorità ha infatti avviato un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e di Pata che, secondo una segnalazione arrivata all’Antitrust, avrebbero coordinato le politiche di prezzo da presentare alla grande distribuzione per la vendita a livello nazionale delle chips prodotte dalle private label, a marca del distributore.

Grazie alla segnalazione di  whistleblower, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e Pata per “una presunta intesa restrittiva della concorrenza – spiega una nota – relativa alla produzione e alla commercializzazione di patatine a marchio privato prodotte per conto delle catene della GDO”.

Le due società, secondo l’Autorità, si sarebbero coordinate per ripartire tra di loro la clientela, mantenendo in tal modo i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale.

Presunto cartello sulle chips

L’Antitrust scrive nel provvedimento che “il 1° marzo 2024 è pervenuta, tramite la piattaforma di whistleblowing, una segnalazione anonima avente ad oggetto un cartello tra Amica Chips e Pata, consistente nella concertazione delle proposte di prezzo da presentare ai buyer della Grande Distribuzione Organizzata” per la vendita a livello nazionale delle referenze di patatine fritte in busta, le chips, a marchio privato, distribuite attraverso la rete della GDO.

Secondo il segnalante, dunque, “la condotta sarebbe volta a evitare l’innescarsi di meccanismi concorrenziali nella negoziazione dei prezzi e avrebbe quale fine ultimo la ripartizione della clientela. Tra le catene della GDO interessate dalla condotta vi sarebbero Esselunga, Carrefour, Coop, Conad, Lidl, Aldi, MD e Penny”.

Il mercato delle patatine fritte in Italia

Il valore di mercato delle patatine in Italia, spiega l’Antitrust citando fonti stampa, si aggira intorno ai 580 milioni di euro (600 milioni considerando anche le tortillas) e le private label coprirebbero circa il 10% del mercato. La produzione di chips risulta abbastanza concentrata, con cinque principali produttori in Italia. Amica Chips e Pata risultano i principali produttori chips a marchio privato prodotte per le catene della GDO.

“Nello specifico, Amica Chips è fornitore di Esselunga, Lidl, Carrefour, Selex e Crai, mentre Pata di Coop, Pam, Tigre, Conad, Eurospin e Despar”, spiega l’Antitrust.

L’Antitrust ipotizza dunque un “coordinamento delle strategie commerciali tra le società Amica Chips e Pata” che avrebbe come fine ultimo quello di “ripartirsi la clientela, mantenendo i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale”.

L’Antitrust rileva poi che le private label di solito si collocano su una fascia di prezzo medio-bassa, offerto in alternativa ai brand.

Di conseguenza “un’intesa volta a mantenere artificialmente più elevato il prezzo da praticare alla GDO per i prodotti private label è idonea altresì a ridurne la capacità concorrenziale nei confronti dei prodotti a marchio proprio e, quindi, a condizionare l’intero mercato all’ingrosso di chips, con un’inevitabile ricaduta sui prezzi praticati ai consumatori finali”.

Ieri i funzionari dell’Autorità, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno svolto ispezioni nelle principali sedi delle parti nonché di un altro soggetto ritenuto in possesso di elementi utili all’istruttoria.


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