Pasqua, sequestri Nas “salvano” le nostre tavole
Grazie alle “pulizie di Pasqua” effettuate in vista delle feste dai Nas (Nuclei antisofisticazioni e sanità) ben 5 tonnellate di alimenti scaduti o poco sicuri non raggiungeranno le tavole degli italiani: più di 1.500 le ispezioni condotte nei giorni scorsi hanno portato ad un maxi-sequestro, per un totale di 360 alimenti. Tra questi ci sono uova di Pasqua scadute, colombe e altri dolci pasquali spacciati per artigianali, caramelle con coloranti oltre i limiti di legge. Coldiretti pubblica vademecum antifrode.
Sono state battute a tappeto attività coinvolte nella produzione, ma anche della commercializzazione e della consumazione dei prodotti tipici del periodo, dalla carne alla frutta, passando per pesce, salumi, verdure e dolci. Oltre alle uova e alle colombe i Carabinieri hanno sottoposto a sequestro anche molti altri prodotti, fra cui 22 tonnellate di prosciutti e più di 800 mila caramelle.
Le caramelle sono state sequestrate a Brescia a causa della presenza di quantità del colorante E133 superiori ai limiti consentiti per legge, con conseguenti pericoli per la salute dei consumatori, in particolare dei bambini, in cui l’assunzione potrebbe scatenare nausea, orticaria, insonnia e iperattività.
A Milano, Genova e Livorno sono invece state sequestrate centinaia di colombe spacciate per artigianali, ma che in realtà erano prodotte da altre aziende. Sempre colombe ma anche uova di cioccolato – per un totale di più di una tonnellata di prodotti – sono state sequestrate invece a Bari dopo essere state rinvenute in un deposito non solo privo di autorizzazione, ma anche infestato da muffe e parassiti. I prodotti si presentavano in cattivo stato di conservazione evidente e non erano fornite dell’etichettatura disposta per legge. Ancora a Bari in un’unica salumeria sono state sequestrate più di 600 confezioni di sottolio, piselli, fagioli e lenticchie in scatola, barattoli di pelati e pesto scadute da almeno 7 mesi ma con data di scadenza contraffatta mediante applicazione di etichette false sopra a quelle originali.
A Lecce sono state sequestrate centinaia di uova di gallina rotte e in evidente stato di alterazione nel laboratorio di una pasticceria. In provincia di Napoli, invece, la mancanza di indicazioni di tracciabilità ha portato al sequestro di più di 3 tonnellate tra cornetti, brioche, rustici, pezzogne, spigole e orate in un unico bar-pasticceria-ristorante e a quello di circa 22 tonnellate di prodotti per la farcitura finiti (creme e confetture di latte, ciliegie, frutti di bosco, mela, amarena, farcitura di mela, frutta candita, panna di latte) confezionati in fusti da 25-30 kg ed in scatole di latta da 1 e 5 kg presso un’industria dolciaria.
Un salumificio di Perugia è stato chiuso dopo il rilevamento della presenza di sporco e ruggine e della scrostatura di pareti e soffitti. Alla chiusura si è aggiunto il sequestro di 22 tonnelate di speck e prosciutti Igp, 24 tonnellate fra arance, kiwi, limoni, patate, broccoli, cavolfiori e carciofi contaminate da agenti atmosferici e inquinanti ambientali.
Infine, a Roma sono state sequestrate più di 160 tonnellate fra burro, farina, concentrato di pomodoro, zucchero di canna, latte in polvere, olio, frutta secca, snack e spezie varie e 1.600 litri di bevande provenienti da India e Pakistan conservati in pessime condizioni igienico sanitarie (addirittura contaminati da escrementi di roditori) in una piattaforma distributiva all’ingrosso gestita da due cittadini pakistani.
“Se l’uovo di cioccolato migliore è quello “puro” che non contiene oli tropicali o altri grassi vegetali e se fondente va scelto in relazione al contenuto di cacao che è preferibile sia sopra il 50%, per quello di gallina è bene guardare sempre la data di scadenza e il codice stampato sul guscio che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie) mentre la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT) ed infine l’agnello italiano è meglio acquistarlo dagli allevatori o nei mercati di Campagna Amica dove l’origine è certa perché non è purtroppo obbligatorio indicarla in etichetta”. Sono questi alcuni dei consigli contenuti nel vademecum antifrode elaborato dalla Coldiretti per la Pasqua nell’esprimere apprezzamento per l’operazione “Pulizie di Pasqua” condotta dai Nas.
La carne di agnello è il piatto più presente sulle tavole della Pasqua ma non è ancora prevista l’obbligatorietà dell’indicazione di origine e c’è il rischio che vengano spacciati come Made in Italy prodotti importati dall’estero. “Quando è possibile – consiglia la Coldiretti – meglio rivolgersi direttamente agli allevatori o al macellaio di fiducia o acquistare i principali prodotti tipici nazionali, garantiti da disciplinari di produzione IGP quali l’Agnello di Sardegna IGP, l’Abbacchio Romano IGP, l’Agnello dell’ Appennino di Centro Italia IGP, ed altri prodotti tipici quali l’Agnello Lucano, l’Agnello Nero Toscano e l’Agnello di Pomarance). Le uova di gallina – continua la Coldiretti – insieme alla data di scadenza hanno anche un sistema di etichettatura obbligatorio che consente di distinguere la provenienza e il metodo di allevamento con un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice ISTAT del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono – conclude la Coldiretti – quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S)”.
Per i tanti che approfittano dei ponti di primavera per recarsi in agriturismo il vademecum della Coldiretti consiglia di scegliere gli agriturismi in cui l’attività agricola è visibile e dove l’accoglienza sia di tipo cordiale e curata direttamente dall’imprenditore agricolo o dalla sua famiglia ma anche di controllare il legame dell’azienda con l’attività agricola, il tipo di azienda e i prodotti coltivati direttamente e accertare che nel menu offerto siano indicati alimenti stagionali e tipici della zona. Meglio preferire – conclude la Coldiretti – le aziende che aderiscono a una associazione come Terranostra o Campagna Amica che sono segnalate dalle guide (per gli amanti del computer c’è anche la possibilità di navigare in internet sul sito www.terranostra.it