Pasqua, Confesercenti: ennesima festa al risparmio
Ancora una festa al risparmio, quella che stanno per festeggiare gli italiani: la crisi non è terminata e la Pasqua 2014 sarà l’ennesima festa sotto tono. Lo rivela un sondaggio Confesercenti, secondo cui non si è ancora interrotto il trend delle ‘festività al risparmio’: dopo un Natale magro, anche per questa Pasqua gli italiani si orienteranno su scelte oculate, a scapito della tradizione, ma in linea con un reddito familiare disponibile che lascia sereno solo il 31% degli italiani: il 25% degli intervistati dichiara che non acquisterà né colombe, né uova di Pasqua.
Quest’anno, il 25% degli intervistati dichiara che non acquisterà né colombe, né uova di Pasqua: una scelta che appare in parte condizionata, soprattutto, da ragioni di tipo economico. E anche tra chi non vuole privarsi dei dolci tipici, prevale il low-cost: il 43% sceglierà infatti uova e colombe industriali, mentre solo il 23% opterà per la qualità di quelle artigianali.
Ma non è solo la crisi a cambiare le tradizioni degli italiani. Nei menu di Pasqua continua infatti a calare la presenza dell’agnello, condizionato anche dal dibattito sull’utilizzo alimentare di questi animali. E se negli scorsi anni l’agnello era imprescindibile per una famiglia su due, quest’anno ben il 58% del campione lo esclude dalle sue scelte culinarie per il pranzo di Pasqua o di Pasquetta. Nel dettaglio, il 35% è contrario ad inserirlo nel menu, mentre il 23% allarga il suo “no” a tutto ciò che fa tradizione, mentre solo il 31% ha deciso di mantenere le scelte del passato ed includere a tavola anche l’agnello.
A parte l’agnello, resta comunque forte il richiamo alle tradizioni culinarie locali, che vede esaltare nel giorno di Pasqua le pietanze legate alla cucina regionale, siano esse dolci o salate. Anzi: negli acquisti pre-pasquali sembra che la tradizione locale viva una stagione di recupero nei territori di riferimento, soprattutto al Sud: a partire dalla frittata di maccheroni tipica della Campania, e dalle pietanze a base di carciofo contemplate da molte cucine regionali, da Napoli a Bologna. Sulle tavole degli italiani a Pasqua arriveranno pure le ‘torte salate’, nella forma del Casatiello campano o delle ‘Pizze di Pasqua’ dell’Italia centrale, ma anche ‘pastiera’ (non solo napoletana, ma anche quelle di Reggio Calabria), ‘cassate’ e ‘cicili’ (grosse ciambelle guarnite con uova sode non sgusciate) dalla Sicilia, la ‘Pigna dolce’, diffusa nel Lazio meridionale, la scarcella – o cuddura – della Puglia, le ‘schiacciate’ toscane e la Pinza Triestina, tipica delle province di Gorizia e Trieste.
Pasqua di Resurrezione non è una festa per i commercianti , come invece è stata trasformata da questo mondo pagano e consumistico. E’ giusto che venga ridimensionata riportandola al suo vero valore di gioia gratuita, altruismo e carità.
Non è con la Pasqua dei consumi inutili che si risolvono i problemi e la crisi , mentre invece la Pasqua deve indurre a riflettere serenamente sui veri mali di questa società sprecona, corrotta e poco solidale.