Olio di oliva, stime Ismea: produzione italiana in calo del 32%
Siccità e caldo record fanno crollare la produzione nazionale di olio d’oliva. Secondo stime Ismea ci sarà un calo del 32% sulla scorsa annata
Produzione di olio di oliva in calo in Italia. La siccità e il caldo record nelle principali regioni produttrici, Puglia e Sicilia, “fanno crollare la produzione nazionale di olio d’oliva italiano”. Secondo le stime elaborate da ISMEA in collaborazione con Unaprol e presentate nei giorni scorsi nell’ambito di uno degli eventi collaterali del G7 Agricoltura, si prevede un quantitativo di circa 224 mila tonnellate, il 32% in meno rispetto alla scorsa campagna.
Olio di oliva, l’Italia scende per produzione
Si tratta delle prime stime, precisa Ismea, quindi potranno essere aggiornate, ma se confermate farebbero retrocedere l’Italia dal secondo al quinto posto nella classifica mondiale dei principali paesi produttori di olio di oliva.
Gli altri attori del mercato sono, nell’ordine, Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia: qui la campagna 2024-25 si annuncia invece molto abbondante, con un incremento dei volumi stimato tra il 50 e il 60%, che porterebbe la produzione mondiale a 3,1 milioni di tonnellate, il 23% in più rispetto alla scorsa campagna.
Sull’Italia pesa soprattutto il dato della Puglia, dove si stima un raccolto di fatto dimezzato rispetto allo scorso anno. Le piante sono andate in stress idrico a causa delle poche piogge estive e delle alte temperature. Situazione analoga in Calabria e Sicilia dove si stimano perdite che al momento sembrano più contenute rispetto a quelle della Puglia. Al crollo di produzione al Sud, spiega Ismea, si contrappone l’aumento record fatto registrare nelle regioni del Nord, con un +75%, e del Centro (+70%).
La qualità invece, buona notizia, si annuncia ottima. In questo contesto, i consumatori in due anni hanno visto aumentare i prezzi dell’olio di oliva, soprattutto nella Grande distribuzione.
Il recente rapporto Ismea Tendenze sull’olio di oliva evidenzia, ancora, che da gennaio a settembre di quest’anno “i prezzi medi dell’Evo sono cresciuti di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo del 2023 sia in Italia che in Spagna. Questo aumento – spiega Ismea – si aggiunge a quello già importante del 2023, quando in tutti i principali paesi competitor i listini avevano raggiunto livelli record. Con la fine dell’estate si sono cominciati a registrare ribassi generalizzati, soprattutto a seguito delle stime ottimistiche sulla produzione spagnola”.