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Difesa del Made in Italy o apertura agli Ogm? Le due questioni, seppur distinte, trovano oggi un terreno di battaglia comune. Fa discutere l’apertura verso gli Ogm del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini che in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato: a Bruxelles “alcuni Paesi, fra cui l’Italia, hanno accolto la proposta della presidenza danese, ovvero il fatto che la Ue possa concedere le autorizzazioni agli Ogm, ma poi ogni singolo Stato membro ha il potere esplicito di vietarle al suo interno”.
Non si tratta quindi di “un’apertura tout court”, ma di “una seria riflessione che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola sul ruolo dell’ingegneria genetica e di alcune possibili applicazioni degli Ogm”. Clini ha parlato di un paradosso italiano che difende i nostri prodotti e non si accorge che alcuni di questi, dal grano duro al pomodoro di San Marzano, sono stati ottenuti proprio grazie ad incroci e con la mutagenesi sui semi.
La posizione del Ministro ha subito suscitato polemiche, anche perché proprio oggi è in corso a Roma una manifestazione per la difesa del Made in Italy, promossa dalla Coldiretti insieme ad associazioni dei consumatori, ambientalisti e rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali.  La manifestazione si colora di cartelloni “contro gli Ogm che uccidono il Made in Italy” e in bella vista sono stati esposti il pecorino e la caciotta prodotti in Romania da una società partecipata dello Stato italiano, “esempi eclatanti di come lo Stato favorisca la delocalizzazione e faccia concorrenza agli italiani sfruttando il valore evocativo del marchio Made in Italy che è il principale patrimonio del Paese ma è spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato”.
Ecco alcuni numeri forniti dalla Coldiretti: sono 2215 i Comuni che hanno adottato delibere per chiedere di sostenere e difendere il marchio Made in Italy e di vietare per legge il finanziamento pubblico di prodotti realizzati all’estero di imitazione, ai quali si aggiungono le delibere adottate da 12 regioni, 26 province, 41 Camere di Commercio  e 119 tra Comunità Montane, Consorzi di Tutela e altri enti come Unioncamere.
Secondo Legambiente è preoccupante che “proprio nel giorno in cui agricoltori, associazioni e cittadini scendono in piazza in difesa del Made in Italy, il Ministro Clini dichiara al Paese di voler assumere in sede europea una posizione di apertura sugli Ogm”. “E’incredibile infatti – si legge in una nota di Legambiente – che il Ministro descriva i nostri prodotti tipici come il frutto di una mutagenesi anziché del nostro ricchissimo patrimonio di biodiversità, mantenuto nel tempo proprio dagli sforzi e l’impegno di migliaia di agricoltori e imprenditori agricoli”. L’associazione ambientalista sottolinea l’urgenza di una nuova stagione per l’agricoltura italiana di qualità fatta di norme sulla trasparenza delle produzioni e della tracciabilità, mantenendo una posizione ferrea contro l’introduzione di Ogm e l’omologazione dei gusti.
Una posizione un po’ meno rigida è quella espressa dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi: “Il Ministro dell’Ambiente è partito con il piede sbagliato sugli Ogm. Non condividiamo alcune delle tesi esposte e siamo fermamente convinti che gli organismi geneticamente modificati non servono alla nostra agricoltura diversificata e saldamente legata alla storia, alla cultura, alle tradizioni delle variegate realtà rurali. La nostra contrarietà non è ideologica – spiega Politi – Siamo, infatti, convinti che in Italia ed in Europa è possibile produrre colture proteiche libere da biotech, con beneficio per l’ambiente, per la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori”. Il presidente della Cia ha ribadito che “non c’è alcuna preclusione nei confronti della scienza e della ricerca” e che è bene aprire una riflessione seria che coinvolga la ricerca e la produzione agricola. Ma il tutto va fatto nel rispetto del principio di precauzione e della tutela delle esigenze peculiari delle produzioni di qualità e tipiche dei territori agricoli italiani”.  
Secondo il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, “sugli organismi geneticamente modificati è in corso uno scontro fondamentalista, di religione, mentre serve un approccio laico. E’ una materia che dovrebbe essere affidata ai ricercatori, che chiede rigore scientifico e non emotività – precisa Guidi – Non vogliamo affermare che gli Ogm fanno bene o fanno male. Vogliamo solo che gli sperimentatori possano fare il loro lavoro. La ricerca non deve fare paura. E l’Italia non deve essere esclusa dai circuiti internazionali della sperimentazione”.
 


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1 thought on “Ogm o Made in Italy? Una battaglia intrecciata

  1. E’ bene discuterne, senza alcuna preclusione ideologica. La scienza fa ogni giorno passi da gigante, e precludersi persino un’analisi serena e mancare le occasioni che se ne possono cogliere è semplicemente un atteggiamento antistorico, stupido e suicida.

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