ambiente

Il rapporto Ocse “Previsioni ambientali al 2050: le conseguenze dell’inazione” tratteggia uno scenario cupo da qui al 2050. La crescita della domanda di energia e beni primari porterà ad un aumento fuori controllo dell’inquinamento del suolo, acqua e aria se non saranno prese le giuste contromisure. Tra queste rientra lo stop ai sussidi per le fonti di energia fossile, una maggiore tassazione delle emissioni inquinanti e più aree protette.
L’inquinamento sarà la prima causa di morte nel mondo entro il 2050. Inquinamento di bacini idrici, suolo e aria potrebbero portare ad un aumento cospicuo delle morti premature a causa dell’esposizione ai particolati inquinanti già oggi attestabili sui 3,6 milioni al mondo. Il paese maggiormente a rischio è l’India seguito proprio dai 34 Paesi industrializzati membri dell’Ocse (tra cui l’Italia), vista soprattutto l’alta concentrazione urbana della loro popolazione.
La maggior domanda di energia porterà ad un aumento delle Co2 del 50 per cento. La domanda di energia è destinata ad aumentare dell’80 per cento rispetto ad oggi, soprattutto per la crescita delle economie emergenti (Messico +112%) ma anche dei Paesi Ocse (Nord America +15%, Paesi europei Ocse +28%, Giappone +2,5%). Se le fonti fossili non saranno ridotte rispetto ad oggi, questo comporterà inevitabilmente un aumento delle emissioni da combustione in atmosfera di Co2 del 50 per cento.
Continua la perdita di biodiversità. L’insieme di tutte le forme viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi ad esse correlati è in continua diminuzione nel mondo. L’Ocse prevede un’ulteriore perdita del 10 per cento in Asia, Europa e Africa del Sud in aggiunta a quanto già perso finora (circa un terzo della biodiversità in fiumi e laghi nel mondo è già scomparsa).
Acqua, aumenta la domanda ma diminuisce la disponibilità. L’aumento della popolazione (+2,3 miliardi di persone in più rispetto ad oggi) e l’aumento della popolazione industriale (+400% in aggiunta al +140% delle centrali termiche e al +130% dell’uso domestico) porteranno ad un aumento della domanda di acqua su scala mondiale del 55 per cento. Proprio in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, la Fao ha ricordato che la scarsità idrica riguarda quasi tutti i continenti e più del 40% della popolazione mondiale, con oltre 1,6 miliardi di persone che vivono in Paesi con un’assoluta scarsità d’acqua e con i due terzi che potrebbero vivere in aree a rischio siccità entro il 2050.
Quali soluzioni? Primo passo, eliminare i sussidi alle fonti di energia fossile. Secondo l’Ocse, negli ultimi anni nei Paesi membri il sostegno alla produzione di fonti fossili è andata dai 45 ai 75 miliardi di dollari l’anno. Questo si traduce, secondo l’agenzia internazionale dell’energia (Iea), in 400 miliardi di dollari investiti nelle fonti fossili solo nel 2010. Secondo l’Ocse lo stop a questi finanziamenti potrebbe ridurre del 6% le emissioni globali di gas ad effetto serra ed incentivare la produzione delle energie rinnovabili.
Secondo passo: migliorare il mercato delle emissioni di Co2 Ets. Secondo stime Ocse, il rispetto degli impegni dei Paesi industrializzati sul pagamento delle emissioni di Co2, porterebbe ad oltre 250 miliardi di dollari l’anno. A questo proposito, l’Ue ha innescato una dura battaglia per costringere Usa e Cina a permettere che le proprie compagnie aeree in entrata ed uscita dall’Europa vengano incluse nel sistema di tassazione Ets.
Terzo passo: maggiori aeree protette. Ad oggi queste aree coprono solo il 13% dell’area terrestre globale, ma per arrivare a raggiungere i target previsti dalla Convenzione sulla biodiversità entro il 2020, cioè la protezione del 17% delle aree terrestri e delle acque interne, più il 10% di aree marine e costiere, bisognerebbe tutelare altri 9,8 milioni di km quadrati di terra.
 
di Alessio Pisanò


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