Acqua emergenza nazionale. Con dieci regioni che la scorsa estate hanno dichiarato lo stato di calamità, sprechi che ogni giorni permetterebbero di soddisfare le esigenze idriche di quasi dieci milioni e mezzo di persone e l’azione simultanea di due fattori: i cambiamenti climatici e l’incapacità gestionale. L’Italia è decisamente indietro e peggiora sensibilmente nel sesto obiettivo individuato dalle Nazioni Unite nell’Agenza 2030, ovvero quello di garantire a tutti acqua pulita e servizi igienico-sanitari sostenibili.

Ogni giorno l’Italia spreca risorse idriche sufficienti in un anno a 10,4 milioni di persone mentre la scarsità di acqua è una seria minaccia in 10 Regioni. L’approvazione del ddl relativo, ora al Senato, porterebbe nella giusta direzione”, sottolinea l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis).

“La carenza d’acqua sta diventando sempre di più un’acclarata emergenza nazionale – si legge nel Rapporto 2017 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile – In particolare, quest’estate ha colpito due terzi dell’Italia spingendo dieci Regioni verso la dichiarazione dello stato di calamità. Il fenomeno è il prodotto della convergenza di diversi e ben noti fattori tra i quali gli effetti dei cambiamenti climatici in corso, ben documentati anche negli scenari che riguardano il nostro Paese, e il perdurare di una grave incapacità gestionale delle risorse idriche in diverse regioni e aree del nostro territorio”.

Nel primo rapporto sullo stato del Capitale Naturale si sottolinea che la “disponibilità ‘teorica’ non coincide con quella ‘effettiva’ a causa della natura irregolare dei deflussi e delle carenze del sistema infrastrutturale esistente”. E non va meglio la tendenza dei ghiacciai, che in cinquanta anni si sono ridotti del 30%, passando da una superficie di 527 km2 a 370.

L’Istat dice che il volume di acqua potabile erogata agli utenti nel 2015 è stato di 1,63 km3, ovvero un consumo procapite giornaliero di 245 litri, 23 in meno rispetto al 2012. Allo stesso tempo è andato disperso il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione, con una crescita di oltre due punti percentuali sul 2012 (35,6%): una perdita giornaliera reale che soddisferebbe le esigenze idriche per 10,4 milioni di persone. L’Italia ha il record in Europa per consumo medio procapite di acqua – 159 m3 annui – ma nel 2016 si conferma che il 30% delle famiglie non si fida a bere l’acqua del rubinetto. E anche questo è uno dei fattori che contribuisce a un andamento decisamente negativo. La situazione peggiora sensibilmente, spiega l’Asvis, e l’indice passa da 100 del 2010 al 67,9 del 2015 “a causa della diminuzione della quota di famiglie che non si fidano a bere acqua dal rubinetto, di una leggera diminuzione nella qualità delle acque costiere marine e una netta diminuzione dell’aiuto pubblico allo sviluppo nei settori dell’acqua e della sanitizzazione”.

L’approvazione del disegno di legge in discussione al Senato n. 2343 “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque” avvierebbe l’Italia nella giusta direzione per il raggiungimento del Goal 6 – spiega ancora l’Alleanza – In particolare, verrebbe introdotto un ordine di priorità alla disponibilità della risorsa idrica che privilegia il consumo umano, a seguire quello agricolo e per l’alimentazione animale, e infine ogni altro tipo di utilizzo. E la “morosità incolpevole” stabilirebbe il quantitativo necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali in 50 litri/giorno, da garantire anche in caso di morosità, consentendo il raggiungimento del primo target sull’accesso universale all’acqua – “Entro il 2030, conseguire l’accesso universale ed equo all’acqua potabile sicura e alla portata di tutti”.

 

Notizia pubblicata il 09/10/2017 ore 09.03


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