I genitori non vedono se i figli sono in sovrappeso. Se l’obesità infantile è un’emergenza sanitaria in tutti i paesi industrializzati, l’Italia se la passa piuttosto male: ha il primato europeo dei bambini e degli adolescenti con eccesso di peso, e anche se l’andamento sta a poco a poco migliorando, c’è ancora molto da fare. A partire, prima di tutto, dall’educazione che si riceve in famiglia. Il 35% dei genitori coinvolge i figli nella preparazione dei cibi e questa è di certo una buona pratica. Ma ci sono anche tanti errori.
A evidenziarlo è un’indagine fatta da Altroconsumo, che ha interrogato ventimila famiglie italiane con figli sotto i dieci anni. Il quadro generale dice che in Italia, secondo gli ultimi dati ufficiali, i bambini in sovrappeso sono il 20,9% e quelli obesi il 9,8%. Le regioni del Sud e del Centro battono tutti i record con il 37% di ragazzi di 8-9 anni in sovrappeso o francamente obesi. Il problema parte già dal buon esempio – o meno – che viene dalle famiglie e dalla loro capacità di fare attenzione all’alimentazione dei figli e alla diffusione di sane abitudini alimentari. Accade che molti genitori non vedano, letteralmente, che i figli hanno problemi di peso. Dice Altroconsumo: “Dalla nostra indagine, emerge che sono proprio i genitori a sottostimare il peso dei figli: solo il 17% li vede in sovrappeso e la stragrande maggioranza (98%) non considera l’allargarsi del girovita un problema medico. Purtroppo però, uno studio della City University of London, così come la nostra inchiesta, ha dimostrato che il peso dei figli è direttamente proporzionale a quello dei genitori: più grasso è il genitore e più lo sarà il figlio”.
Gli errori più comuni sono presto detti: troppa televisione e poca attività fisica sono una combinazione molto diffusa fra bimbi e adolescenti, mentre alle ore passate sui banchi di scuola non corrisponde un tempo adeguato all’aria aperta e in attività fisiche che permettano di muoversi. Ci sono errori ricorrenti, dice Altroconsumo, anche nell’allattamento (il 52% dei genitori intervistati dichiara che il figlio è stato allattato meno di sei mesi, mentre le linee guida sostengono l’allattamento al seno almeno fino all’anno di età, proprio come fattore di prevenzione dell’obesità infantile). Il che non significa che il panorama delle famiglie sia tutto negativo. “Ci sono comunque famiglie che hanno anche abitudini corrette, per esempio quelle in cui i genitori si assicurano di avere sempre a casa cibi salutari (79%); che vietano ai ragazzi di mangiare davanti alla tv o ai videogiochi (67%); che proibiscono di portare il cibo in camera (89%) e che coinvolgono i ragazzi nella preparazione dei pasti (35%). L’importante – aggiunge l’associazione – è che siano sempre proprio i genitori a dare il buon esempio: se chi stabilisce le regole è il primo a non rispettarle, queste non saranno efficaci”.


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