Il Codacons ha presentato appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso dell’Associazione, dando l’ok ai Monti bond a favore di Monte dei Paschi di Siena. La pronuncia dei giudici dovrebbe arrivare il 22 marzo. Alla base dell’appello presentato dal Codacons c’è l’illegittimità del decreto del 21 dicembre 2012 per falsità della dichiarazione contenuta degli impegni assunti dall’emittente.
Nella dichiarazione, infatti, Mps dichiara che nessun evento ignoto fino al 30 giugno 2012 e per il periodo successivo esiste e che l’emittente stesso ha prontamente comunicato al Mef e/o a Bankitalia. 
“In particolare – spiega l’associazione nell’appello – vi è un atto che sembra essere diventato lo snodo fondamentale per ricostruire che cosa accadde dopo l’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. È il bilancio 2009 che, come si è scoperto soltanto nel settembre scorso, era in realtà truccato grazie al contratto con Nomura, che consentiva di occultare le perdite causate dal derivato Alexandria. Il sospetto degli inquirenti è che già allora ci fosse qualcuno – oltre allo stesso Mussari, al direttore generale Antonio Vigni e al capo dell’Area Finanza Gianluca Baldassarri – a conoscenza di quanto era stato fatto per tentare di nascondere la falla nelle casse della banca senese. L’interesse per il ruolo avuto in questa partita dai componenti del consiglio d’amministrazione è legato proprio a quanto accade dopo l’accordo con la banca d’affari, che nelle comunicazioni al mercato e alla vigilanza era stato fatto passare come un aumento di capitale, mentre si trattava di un vero e proprio prestito”.
Secondo il Codacons, da tutto questo deriva la mancanza dei presupposti del decreto del 21 dicembre scorso e la necessità di annullarlo e sospenderlo, altrimenti il decreto di sottoscrizione dei bond avrebbe come presupposto un decreto nullo per falsità dei presupposti. Inoltre, dall’emissione dei Monti bond deriverebbe un “danno alla concorrenza”. “Ci si domanda – si legge nell’atto– quali siano le ragioni per cui, differentemente da Mps, la stessa Bankitalia e per il suo tramite il Mef, stiano commissariando e non aiutando altri Istituti” a rischio fallimento di cui forniscono indicazioni precise.
Passate le elezioni, il Codacons si appella a nome dei risparmiatori danneggiati dal caso Mps ai leader dei tre principali partiti politici (Bersani, Berlusconi e Grillo), affinché blocchino il prestito da 4 miliardi di euro in favore della banca senese, e utilizzino questi soldi per fini migliori, come ad esempio rimborsare i cittadini dell’Imu versata lo scorso anno. “In alternativa – spiega l’associazione – chiediamo ai tre leader di vincolare l’erogazione del prestito all’obbligo da parte del Cda di Mps di deliberare l’immediata corresponsione allo Stato di azioni della banca per un valore pari al prestito: solo a questa condizione vi sarebbero adeguate garanzie che i soldi pubblici non andrebbero a ripianare gli illeciti commessi dai dirigenti dell’istituto attualmente sotto inchiesta”.


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