Movimento Europeo: “No all’Europa dei muri”
“No all’Europa dei muri. Costruiamo insieme la democrazia europea”. Perché se questa Europa non funziona, si può cambiarla seguendo i principi che hanno ispirato la sua origine e facendo in modo che i cittadini europei possano riappropriarsi della loro sovranità in una comunità europea “democratica e solidale”. Questa l’ispirazione della mobilitazione che il Cime (Consiglio italiano del movimento europeo) insieme alla società civile sta organizzando per il prossimo 25 marzo, per i 60 anni dei Trattati di Roma.
Il Consiglio ha diffuso in questi giorni una Dichiarazione che, in vista della mobilitazione del 25 marzo dell’anno prossimo, sottolinea le criticità che negli anni hanno fatto vacillare il sogno europeo – dagli egoismi nazionali alle politiche di austerità – e chiede che i valori fondanti dell’Europa siano riscoperti a partire dal ruolo dei cittadini. “No all’Europa dei muri. Costruiamo insieme la democrazia europea” è appunto il titolo, programma e obiettivo insieme, della Dichiarazione. “L’idea di superare la divisione dell’Europa in Stati sovrani è nata nel momento più drammatico del sonno della ragione, quando quasi tutto il continente era occupato dalle armate naziste. Quest’idea è sintetizzata nel “Manifesto di Ventotene” dove al pensiero dello stato federale si unisce l’azione per democrazia europea, pace e lotta alle diseguaglianze”, esordisce la Dichiarazione, che ricorda come il processo di integrazione europea avviato il 25 marzo 1957 abbia sviluppato nei cittadini “la coscienza politica della dimensione europea come garanzia di pace, diritti e progresso”.
“Questa coscienza politica ci appartiene e ci identifichiamo pienamente nell’idea che il progresso della società europea e il ruolo dell’Unione in un mondo globalizzato come strumento di pace e cooperazione internazionale possano essere garantiti solo da una sovranità democraticamente condivisa”, prosegue la Dichiarazione. Che evidenzia come negli ultimi anni ci sia stata invece una progressiva disaffezione verso l’Europa e il suo orizzonte. “Negli ultimi dieci anni la progressiva mancanza di soluzioni europee ai problemi dell’esclusione sociale, della disoccupazione in particolare di giovani e donne, dell’impoverimento e della sicurezza dei cittadini – insieme a politiche economiche che hanno violato i valori riconosciuti dalla Carta dei diritti – ha creato un dissenso reale e diffuso, un sensibile divario generazionale e un senso di frustrazione verso lo stesso progetto di Unione europea”. Hanno pesato e pesano la gestione della crisi finanziaria, l’imposizione delle politiche di austerità, il prevalere degli interessi nazionali. “Le logiche nazionali hanno prevalso sulla ricerca di interessi comuni e il metodo di decisione confederale – affidato ai soli governi e privo di sostanziale legittimità democratica – ha avuto effetti paralizzanti, iniqui e non trasparenti. Sono stati costruiti muri con i mattoni degli egoismi nazionali, sono cresciuti razzismo e movimenti reazionari mentre rischia di disintegrarsi il sogno di una casa comune europea vicinissimo nella notte del 9 novembre 1989 con la caduta del Muro di Berlino”.
Cosa fare? “Per invertire questa tendenza occorre puntare all’unità politica”, evidenzia la Dichiarazione, e dunque porre fine all’austerità e attuare una serie di azioni che prevedono investimenti sociali per scuola, cultura, formazione e ricerca, azioni per l’occupazione e l’ambiente, lotta ai cambiamenti climatici, introduzione di prestiti e mutui europei, reddito minimo di cittadinanza, creazione di un servizio civile europeo.
“E’ infine indispensabile – prosegue il documento – sviluppare una politica comune di asilo e immigrazione con risorse sufficienti e canali umanitari che consentano l’arrivo in sicurezza e l’integrazione di chi fugge da guerre, fame e disastri ambientali, dare all’Unione un’unica voce in politica estera e strumenti comuni di lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata superando l’assetto intergovernativo, dotarsi di un vero piano di cooperazione allo sviluppo e di una politica di vicinato per costruire una regione mediterranea di pace, democrazia, convivenza e libera circolazione”.
I cittadini europei devono dunque beneficiare di una “sovranità condivisa” e avere un ruolo attivo nelle decisioni. “Noi siamo convinti che occorra ripartire dai diritti e che il primo di questi diritti sia quello di una democrazia europea dove la sovranità appartiene ai cittadini per fondare una comunità capace di garantire loro beni comuni altrimenti sottomessi al confronto fra contrapposti interessi nazionali.”. Per questo associazioni e organizzazioni firmatarie del documento promettono di agire affinché il 25 marzo 2017 si arpa “uno spazio pubblico sul futuro dell’Unione” attraverso un’iniziativa popolare che coinvolga cittadini e movimenti. Perché “l’Europa democratica si salverà se i suoi cittadini la faranno cambiare”. Al documento sono arrivate le adesioni di numerose associazioni, fra i quali Arci, Legambiente, Cipsi, Cittadinanzattiva, Libertà e Giustizia, Tavola della Pace, Forum nazionale dei giovani , Terre del Hommes.
All’iniziativa è arrivata l’adesione anche del Movimento Difesa del Cittadino. “La nostra associazione si è sempre attivata, insieme ad altre associazioni, per richiedere leggi, facilitazioni e incentivi che promuovessero il lavoro delle donne, che aiutassero i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro, che tutelassero i cittadini contro le ingiustizie e che favorissero il rispetto dell’ambiente – commenta Antonio Longo, Presidente Nazionale del Movimento Difesa del Cittadino – Quindi ben venga, in nome di un’Europa più unita nella risoluzione di questi problemi gravi, un’iniziativa come questa che vuole accendere i riflettori su una situazione allarmante come quella che stiamo vivendo”.
di Sabrina Bergamini
@sabrybergamini