Più 230% di casi di morbillo. Nel solo mese di gennaio 2017, i casi di morbillo segnalati sono stati tre volte più numerosi dell’anno scorso – 238 casi contro i 77 di gennaio 2016. E in questi giorni la rete italiana di malattie infettive sta registrando un incremento di pazienti giovani adulti (età 15-35 anni) che si ricovera in ospedale con un morbillo in fase acuta. La denuncia del Ministero della Salute viene rilanciata e fatta propria oggi dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), che ricorda la pericolosità di una malattia che può costringere al ricovero anche in terapia intensiva e punta il dito contro il calo di vaccinazioni e le conseguenti “falle nella sicurezza” della popolazione.Nel 2015, ad esempio, la vaccinazione per il morbillo fra i bambini fino a due anni si è fermata poco sopra l’85%, molto lontano da quel 95% considerato soglia di sicurezza.

vaccinoIl calo delle vaccinazioni è dunque il primo imputato di una situazione che sta creando non poco allarme. A gennaio di quest’anno i casi di morbillo che sono stati segnalati sono tre volte più numerosi rispetto a gennaio 2016 e la maggior parte dei casi si è verificata in Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana. Il fatto che molte persone abbiano dovuto ricorrere al ricovero testimonia che “il decorso può essere particolarmente grave, tanto che in alcuni casi è stato necessario ricorrere alla terapia intensiva” afferma il prof. Massimo Andreoni, Past President SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma. “In Italia nel 2015 hanno ricevuto entro i 24 mesi di vita almeno una dose di vaccino per il morbillo solo l’85,3% dei bambini, un numero di vaccinati molto lontano quindi dal 95% necessario per proteggere la popolazione tutta dalla circolazione del virus – prosegue Andreoni – Al di sotto di questa soglia, infatti, si possono creare facilmente questi focolai epidemici proprio come si sta verificando in questa fase, il che ha spinto il Ministero della Salute a ravvisare con preoccupazione questa disaffezione nei confronti alla vaccinazione antimorbillosa”.

Gli specialisti puntano il dito contro le falle nella sicurezza aperte dal calo di vaccinazioni, che danno ai virus la possibilità di “colpire duro”. A ricordare la dimensione del problema è anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi, che in un’intervista a Quotidiano Sanità denuncia senza mezzi termini: “Sta avvenendo quello che temevamo. Si ricorda il nostro allarme sul calo delle vaccinazioni sotto la soglia del 95%? Non eravamo pazzi. Sotto quella soglia si abbassano i livelli di immunizzazione e i virus trovano spazio per diffondersi. E colpiscono duro. Vuole la prova del fatto che tutto dipende dalle vaccinazioni? Basta guardare a cosa è accaduto nella regione americana dichiarata morbillo free il mese scorso. Lì hanno attuato una politica drastica di vaccinazioni, tra obblighi e persuasione pressante per anni, e il risultato è che il morbillo non c’è più. Sparito”.

Cosa fare, dunque? La Società italiana di malattie infettive e tropicali, dal canto suo, annuncia che si impegnerà per favorire la diffusione delle informazioni e la costruzione di percorsi di attuazione del Piano Vaccinale Nazionale. “Non ci preme solo attivare la rete degli infettivologi, ma  anche interagire con tutti i colleghi coinvolti nell’assistenza delle persone che più necessitano di essere protette da infezioni – dice il prof. Massimo Galli, Vicepresidente SIMIT – Stiamo per proporre un’iniziativa attraverso la quale  vorremmo riunire le Società scientifiche di area medica per promuovere questi obiettivi. Intendiamo a questo fine chiedere il sostegno e la diretta partecipazione del Ministero della Salute.  È necessario un approfondimento delle modalità di applicazione del Piano che tenga conto dei contesti specifici e delle caratteristiche dei diversi gruppi di pazienti e che favorisca la corretta  calendarizzazione delle vaccinazioni”.


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