Minori, Parlamento Ue propone certificato europeo di adozione
Un certificato europeo di adozione darebbe la certezza del diritto quando la famiglia si sposta da un paese europeo all’altro: questa la proposta del Parlamento europeo, che chiede il riconoscimento automatico per le adozioni transfrontaliere e appunto un certificato europeo che renderebbe più veloce il riconoscimento e rimuoverebbe, o quantomeno renderebbe meno gravosi, gli ostacoli amministrativi in cui le famiglie incappano quando si spostano da uno Stato all’altro. Per questo il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione (con 533 voti a favore, 41 contrari, 72 astensioni) in cui sollecita la Commissione europea a chiedere ai Paesi Ue il riconoscimento automatico dei rispettivi certificati di adozione. Secondo la procedura dell’iniziativa legislativa, la Commissione, pur non essendo obbligata a seguire le raccomandazioni del Parlamento, in caso di rifiuto dovrà spiegarne i motivi.
Il documento invita la Commissione a proporre regole per un ampio riconoscimento comunitario delle adozioni all’interno dell’UE in casi dove chi adotta e chi viene adottato risiedano nella stesso Paese. La Convenzione dell’Aia, spiega una nota del Parlamento, richiede un riconoscimento automatico di adozione in tutti i Paesi firmatari, fra cui tutti gli Stati membri UE, ma essa si applica solo in casi nei quali i genitori e il bambino adottato provengano da due Paesi differenti.
I deputati propongono dunque la creazione di un Certificato europeo di adozione per accelerare il processo di riconoscimento automatico dei certificati di adozione “nazionali” a livello UE. Con esso chiedono standard minimi comuni da seguire in caso di adozione, non in forma legislativa ma piuttosto definendo delle linee guida. Il provvedimento servirebbe a rimuovere alcuni degli ostacoli amministrativi che pesano sulle famiglie.
“Le famiglie che hanno adottato bambini del loro proprio Paese – prosegue la nota del Parlamento – devono oggi affrontare ostacoli giuridici e amministrativi quando si spostano da uno Stato membro a un altro. Ad esempio, i genitori potrebbero non essere in grado di occuparsi dell’istruzione o di un trattamento medico del loro bambino adottato, a meno che non abbiano avviato iniziative legali per dimostrare che ne hanno la custodia”. Commenta il relatore Tadeusz Zwiefka (PPE, PL): “Ogni adozione dovrebbe essere fatta nel miglior interesse del bambino, tenendo in conto le specifiche circostanze di ogni caso. Poiché con l’adozione si deve garantire al bambino amore, cura e un ambiente stabile, chiediamo alla Commissione europea di adottare misure in materia di riconoscimento dei certificati di adozione nazionali, in modo che le famiglie con bambini adottati abbiano la certezza del diritto quando si spostano in un altro Stato membro.”