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Il Movimento Difesa del Cittadino si racconta e mostra la sua “carta d’identità” presentando il suo primo Bilancio sociale. Dentro ci sono tre anni di attività – dal 2009 al 2011 – e tutti i progetti realizzati con istituzioni, imprese e associazioni, ci sono l’attività delle sedi territoriali e i rapporti con gli stakeholder esterni, i finanziamenti raccolti e i risultati dei progetti lanciati, i servizi offerti dai punti di contatto presenti in 18 regioni italiane e i suggerimenti per il futuro, con la memoria alle proprie radici e lo sguardo alla progettualità futura. “Il Bilancio rappresenta la carta d’identità della nostra associazione”, ha detto il presidente di MDC Antonio Longo.
È uno strumento che ci consentirà di riflettere sulla nostra realtà, individuare i settori in cui cresce la domanda di tutela da parte dei cittadini, di migliorare le risposte e identificare gli obiettivi futuri – ha aggiunto Longo – È frutto di un lavoro durato un anno che ha visto impegnata tutta l’associazione”. Una scelta di trasparenza e di responsabilità da parte dell’associazione, che ha costruito il Bilancio sociale (finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con il progetto “Bilanciamo MDC”) a partire dal dialogo con le sedi locali, per quanto riguarda gli stakeholder interni, e coinvolgendo quali stakeholder esterni esponenti di altre associazioni di consumatori, istituzioni e imprese.
L’attività degli ultimi tre anni di MDC conta circa 2 mila conciliazioni, 26 progetti di informazione ai consumatori, 20 dossier su temi specifici quali le telecomunicazioni, la sicurezza alimentare, l’energia, il turismo, i minori, la solidarietà sociale. Ci sono i progetti appena terminati o tuttora in corso – “Io non voglio il falso”, “Energia: diritti a viva voce”, il progetto “Periscope”sull’obesità infantile e “Italia a tavola” sulla sicurezza alimentare solo per citarne alcuni – e la mole di attività che arriva dalle sedi locali.
MDC è infatti presente in 18 regioni con 121 punti di contatto per i cittadini, fra i quali rientrano 65 sedi locali operative e 56 sportelli territoriali; in 14 regioni ha ottenuto l’accreditamento regionale e fa parte delle Consulte dei consumatori regionali. Tutte le sedi locali offrono un servizio di informazione sui diritti dei consumatori; il 90% garantisce pre-assistenza e assistenza legale; 39 sedi, il 62%, operano come sportello di conciliazione e 31 sedi, pari a quasi la metà, inviano segnalazioni o esposti alle autorità garanti.
Ma quali sono i settori nei quali i cittadini-consumatori richiedono maggiore assistenza? Le richieste riguardano per la quasi totalità le utenze domestiche, dalle bollette all’aumento delle tariffe agli innumerevoli problemi con le forniture; seguono tutti i problemi relativi agli acquisti, segnalati nel 2011 da oltre la metà delle persone che si sono rivolte alle sedi locali – truffe, frodi, prodotti contraffatti, sicurezza e difetti di produzione – e dai problemi che riguardano i rapporti con la Pubblica Amministrazione, anch’essi segnalati da oltre la metà dei cittadini. E qui rientrano fisco, disservizi agli sportelli, pratiche inevase. I cittadini chiedono inoltre assistenza per problemi che riguardano banche e poste, assicurazioni, turismo. Il confronto sul triennio 2009-2011 ha inoltre messo in evidenza che gli sportelli territoriali hanno registrato una crescita di pratiche (in termini di conciliazioni, ricorsi al giudice di Pace o al Tar) soprattutto nel settore delle assicurazioni (aumentato del 18%) come pure nella Pubblica Amministrazione (più 16% rispetto al 2009) e del turismo (passato dal 13% di richieste di assistenza nel 2009 al 27% nel 2011).
Il rapporto fotografa le risorse raccolte da MDC: nel triennio, i finanziamenti istituzionali da bandi o contributi pubblici rappresentano il 70% delle entrate complessive, mentre il 25% viene da finanziamenti privati. Sono voci che mostrano un andamento simile nei tre anni esaminati, con una forte flessione nel 2010 rispetto all’anno precedente e una leggera ripresa nel 2011. Il 64% delle risorse raccolte è stato destinato direttamente alla realizzazione delle attività progettuali dell’associazione, che aggiunge ai progetti una forte presenza sul fronte della comunicazione, del web e dell’editoria.
Significativo è poi l’apporto degli stakeholder esterni – venti fra associazioni di consumatori e terzo settore, istituzioni pubbliche, imprese di servizi, associazioni di categoria che hanno espresso il loro punto di vista su “cosa dovrebbe fare il consumerismo italiano per rispondere alle esigenze future degli utenti”. Ci sono alcune particolarità: nei confronti delle associazioni dei consumatori in generale, ci si aspetta soprattutto la possibilità di avere un interlocutore affidabile e preparato nonché la disponibilità al dialogo; aspettative specifiche riguardano invece MDC in tema di promozione di attività di ricerca su tematiche di interesse comune, collaborazione su campagne, progetti e lobby, costruzione di campagne di informazione e comunicazione.
Più in generale, gli stakeholder esterni chiedono una spinta verso una maggiore unità del mondo consumerista, una semplificazione, un maggior coordinamento e una più ampia capacità di rappresentanza da parte delle associazioni dei consumatori. Di più. Come si legge nel Bilancio sociale, “si propone anche in modo più chiaro, dal mondo delle professioni e delle imprese, una riduzione del numero delle associazioni, in particolare di quelle presenti nel CNCU, come la strada per raggiungere tale obiettivo”. Nelle parole degli interlocutori esterni emergono poi, quali priorità del consumerismo italiano, la necessità di migliorare il dialogo e il confronto reciproco, di aumentare l’impegno in attività di informazione e orientamento dei cittadini-consumatori per aumentarne la consapevolezza, nonché la necessità di avere accesso a più risorse. Insomma: una sorta di agenda per il consumerismo che verrà.
 
di Sabrina Bergamini
twitter @sabrybergamini


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