McDonald’s, epidemia di escherichia coli negli Usa. MDC chiede verifiche anche in Italia (Foto Pixabay)

McDonald’s, epidemia di escherichia coli negli Usa. MDC chiede verifiche anche in Italia

Negli Stati Uniti è scoppiata un’epidemia da escherichia coli collegata al consumo di hamburger McDonald’s. Ci sono a oggi 49 persone intossicate, una vittima e un bambino con serie complicanze. Il Movimento Difesa del Cittadino chiede alle autorità sanitarie e alla multinazionale di fare immediati controlli alimentari anche in Italia

Negli Stati Uniti è scoppiata un’epidemia da escherichia coli collegata al consumo di hamburger McDonald’s. L’epidemia è stata segnalata dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e sta indagando anche la Food and Drug Administration (FDA).

Il CDC ha diramato ieri un avviso di sicurezza alimentare per un focolaio di infezioni da Escherichia coli legate ai panini Quarter Pounders di McDonald’s. C’è una vittima in Colorado mentre 49 persone provenienti da 10 stati si sono ammalate dello stesso ceppo di E. coli O157:H7. “Tutti hanno dichiarato di aver mangiato al McDonald’s prima che la malattia si manifestasse e la maggior parte ha menzionato specificamente di aver mangiato un hamburger Quarter Pounder”, spiega il CDC.

MDC: controlli anche in Italia

A fronte dell’epidemia di escherichia coli negli Stati Uniti, il Movimento Difesa del Cittadino chiede che anche in Italia ci siano immediati controlli. L’associazione invita le autorità sanitarie italiane e McDonald’s Italia stessa ad avviare immediati controlli sulla sicurezza alimentare della catena riguardo al panino McRoyal Deluxe, l’equivalente italiano del prodotto al centro dell’epidemia statunitense, e a monitorare in generale carni e ortaggi utilizzati nelle preparazioni. I ricercatori negli Usa si stanno concentrando soprattutto sulle cipolle e sulla carne di manzo.

«McDonald’s deve garantire che ogni prodotto sia sottoposto ai più alti standard di sicurezza e igiene – afferma Francesco Luongo, esperto di MDC e componente del Comitato Nazionale per la sicurezza alimentare presso il Ministero della Salute – Siamo certi che la catena di fast food implementerà misure straordinarie di controllo, e che si rispetti pienamente la normativa europea in materia di sicurezza alimentare, per tutelare i consumatori italiani da tutti i possibili rischi».

Escherichia coli negli Usa, cosa si sa finora

Secondo le prime informazioni date dal CDC, negli Stati Uniti, sono 49 le persone che si sono ammalate dello stesso ceppo di E.coli; 10 persone sono state ricoverate in ospedale. Un anziano è morto mentre un bambino è ricoverato in ospedale con complicazioni della sindrome uremica emolitica, o HUS.

Non è stato ancora identificato l’ingrediente legato alla malattia ma i ricercatori si stanno concentrando soprattutto sulle cipolle fresche tagliate a listarelle e sulle polpette di manzo fresche. Sempre negli Usa, McDonald’s ha riferito al CDC di aver rimosso di sua iniziativa le cipolle a fettine e le polpette di manzo utilizzate per gli hamburger Quarter Pounder dai negozi degli Stati interessati dal caso, mentre le indagini proseguono.

MDC ricorda che, come sottolineato dall’Istituto Superiore di Sanità, la contaminazione da escherichia coli può avvenire anche attraverso superfici di lavoro infette o tramite manipolazione da parte di persone con sintomi gastrointestinali. L’associazione invita in Italia la catena di fast food a “effettuare immediati campionamenti in autocontrollo secondo le procedure previste dal sistema HACCP, così come previsto dalle normative europee sulla sicurezza alimentare”, ed esorta inoltre le autorità sanitarie Regionali a “svolgere campionamenti ufficiali nei ristoranti in conformità con il Regolamento UE 2017/625, per garantire la sicurezza dei consumatori”.

I prodotti a base di carne, come hamburger e polpette, specialmente se di origine bovina, possono risultare pericolosi se consumati crudi o poco cotti. La temperatura interna della carne deve superare i 70°C per almeno due minuti al cuore del prodotto per eliminare eventuali batteri patogeni. In catene che utilizzano prodotti “ready to eat”, come gli ortaggi, la contaminazione può avvenire durante la preparazione, a causa di utensili o attrezzature non adeguatamente sanificate, favorendo la cosiddetta contaminazione secondaria. L’associazione continuerà a monitorare la situazione.


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