La discarica di Malagrotta, a Roma, ha le ore contate. A partire da giovedì 11 aprile nessun rifiuto non trattato potrà più essere conferito alla discarica e vien da sé che l’emergenza è alle porte. Bisognerà trovare un’alternativa affinchè i rifiuti non invadano la Capitale che – come ha sottolineato oggi il ministro Clini – non rappresenterebbe un buon biglietto da visita. Per la discarica di Malagrotta, l’Italia è stata anche di recente deferita dalla Commissione Europea secondo cui “le discariche che operano in violazione della legislazione UE sui rifiuti costituiscono una grave minaccia per la salute umana e per l’ambiente”. Nei giorni scorsi il ministro Clini ha scritto alla società romana che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, l’Ama, ripercorrendo le tappe della vicenda e ricordando che “la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione e ha deferito lo Stato italiano innanzi alla Corte di giustizia per violazione del divieto di smaltire in discarica rifiuti non trattati. A tal fine ho assicurato alla Commissione il divieto di conferimento del tal quale nella discarica di Malagrotta dall’11 aprile 2013”.
Che fine faranno le circa 700 tonnellate di rifiuti al giorno che non vengono trattate? Di queste, secondo quanto disposto dal decreto Clini, circa 420 dovrebbero finire all’impianto di trattamento di Colfelice, in provincia di Frosinone, dove gli abitanti, negli ultimi giorni, sono impegnati in una veemente protesta. L’ultima questa mattina quando trecento manifestanti, tra cui molti cittadini dei vari comitati in lotta, hanno bloccato circa ottanta mezzi dell’Ama davanti all’ingresso dell’impianto di trattamento meccanico biologico (tmb) che dovrebbe accogliere l’immondizia della capitale.


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